Adesso tocca a piazza San Giovanni. Il popolo sovrano decreta la fine del governo degli sconfitti
Dite a Giuseppe Conte che la manifestazione di piazza San Giovanni potrà vederla anche dal telefonino. E vedrà tanta di quella gente che a lui non capiterà mai. Oggi ci sarà una marea di popolo, con tante bandiere tricolori. Alle 15 arriverà da tutta Italia contro il premier e il suo governo abusivo. Ci sarà l’Italia che vince sempre le elezioni contro quella che le perde sempre. Ma a Palazzo Chigi ci vogliono restare imbullonati nonostante tutto.
Hanno fatto bene i leader del centrodestra a decidere di stare insieme in questa giornata romana, anche se la Lega farebbe bene ad evitare di esporre solo il suo simbolo dal palco. Perché ci vuole un plastico segnale di unità – come da tempo sollecita Giorgia Meloni – e va dato atto di un bel gesto anche a Silvio Berlusconi. Chi se ne frega di quei pochi che temono l’uomo cattivo Salvini. Quelli che adesso tirano fuori la scusa CasaPound, come ha detto incredibilmente qualche parlamentare azzurro, a partire dalla Carfagna. Chi ha bisogno del potere a tutti i costi starà lontano da una piazza che semmai vuole conquistare Palazzo Chigi col consenso elettorale e non con le manovre modello Conte.
Stop ad ogni inciucio con Pd e con Cinquestelle
Dai leader del centrodestra ci aspettiamo messaggi netti, a partire – ora e sempre – dal rifiuto di ogni forma di intesa con Pd e/o Cinquestelle.
Basterebbe sottoscrivere plasticamente un patto davanti al nostro popolo e poi lanciare le proposte che sono necessarie per l’Italia. No ai giochi di Palazzo, sì alla Repubblica presidenziale. No alla vessazione fiscale, si al limite alle tasse da fissare in Costituzione. No alla cessione indiscriminata di sovranità, sì alla prevalenza dell’ordinamento nazionale rispetto a quello europeo.
La osservi bene, la piazza, il premier abusivo. Ci sarà popolo esasperato da una gragnuola di tasse che anche questa manovra di bilancio così pericolosamente in bilico ci fa precipitare addosso. Limiti al contante, mazzate sulla casa, di tutto. Non se ne può più. E quel cuneo fiscale è tagliato solo per logiche di bassa propaganda, un euro o poco più al giorno non rende felice chi lavora.
Da piazza San Giovanni la fine di Conte
In mezzo a quella folla sterminata, Conte vedrà i volti di chi non sopporta più l’immigrazione clandestina e vede in Palazzo Chigi il lasciapassare per una nuova invasione. Ci saranno tante persone stanche di una giustizia ingiusta, che ora diventerà senza fine con un’annullamento della prescrizione senza riforma della procedura penale.
Il popolo che affollerà quella che era la piazza della sinistra starà lì anche a chiedere conto dei traffici del premier con i servizi: ma in che mani siamo? E poi l’incredulità per un esecutivo tra i più litigiosi della nostra storia, composto da partiti che si sono combattuti ferocemente e da gente che su odia da una vita. Ma come possono governare assieme costoro? Che c’entrano Pd e Cinquestelle assieme?
A fine giornata, Conte si illuderà di poter parlare ancora di altro. Come ha fatto ieri con una gustosa gaffe, che chissà quanti noteranno. “Il governo non dipende dalle regionali”, ha detto. E allora perché non dice ai suoi ministri di evitare la loro ridicola esibizione in Umbria nel vano tentativo di evitare la sberla elettorale? Caro presidente, non illuderti: la piazza di oggi anticipa la tua fine. E’ segnata.
COSÌ SIA.
Col cuore e con l’anima sono con voi a Roma oggi.