Ancora Ius soli? Ma se agli stranieri in Italia abbiamo già garantito tutto …

2 Ott 2019 15:22 - di Pierluigi Biondi
“La città è qualcosa di più di una congerie di singoli uomini e di servizi sociali […]. Essa è anche qualcosa di più di una semplice costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi […]. La città è piuttosto uno stato d’animo, un corpo di costumi e di tradizioni, di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione”. La definizione è del sociologo statunitense Robert Ezra Park. Traslando il concetto a livello più alto, si potrebbe dire che la nazione è qualcosa di più della somma dei diritti individuali. Non è un contratto sociale ma un luogo di appartenenza sacro, perché costruito con il sangue degli eroi.

Quali sono, oggi, i diritti preclusi allo straniero?

Naturalmente c’è chi la pensa esattamente al contrario e non assegna alcun valore al “suolo patrio”. Ovvero al limes che definisce i confini entro cui si compie il destino di un popolo. Paradossalmente sono gli stessi che non assegnano alcun valore al sentimento di appartenenza. Ma reclamano con più forza il riconoscimento dello status compiuto di “cittadino” per il maggior numero possibile di persone attraverso l’introduzione dello ius soli. Oltre che nella sua forma indefinita ed edulcorata: lo ius culturae. Si ignora, o si fa finta di ignorare, che sul tema della cittadinanza l’Italia ha una legislazione molto avanzata, tanto che la norma quadro del 1992 ha mantenuto il suo assetto sostanziale nel corso degli anni, superando la temperie del passaggio dalla prima alla seconda repubblica e oltre quindici governi di ogni colore. Infatti la legge 91 sancisce un giusto equilibrio tra diritti e doveri nel conferimento della cittadinanza, in cui i principi di fondo sono la residenza ininterrotta – quattro anni per gli appartenenti alla Comunità europea, dieci per tutti gli altri – e il non essersi macchiati di reati penali diversi da quelli colposi o politici. Ci sono poi alcune agevolazioni, per esempio in caso di matrimonio con coniuge italiano, con riduzione dei termini della metà. O anche la possibilità per i nati in Italia da genitori stranieri di acquisire la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno d’età. Allo straniero in regola, comunque, nessun diritto è precluso: dalla scuola alla sanità, dall’accesso alle graduatorie per le case popolari ai concorsi pubblici e all’elettorato attivo e passivo alle consultazioni amministrative, in questi ultimi due casi per i cittadini della Ue.

Ius soli? La cittadinanza va conquistata, sudata, meritata

Agli immigrati, anche quelli irregolari, sono garantite le cure di emergenza. I minori stranieri presenti sul territorio, indipendentemente dalla posizione in ordine al loro soggiorno, sono soggetti all’obbligo scolastico e hanno diritto all’istruzione. Esattamente nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Per tutto quanto detto, valgono le considerazioni iniziali. Se alla cittadinanza non si assegna un valore etico ma esclusivamente burocratico-amministrativo, non c’è nessun motivo per cui ci si debba definire “italiano”, “svedese” o “tunisino”. Basta godere dei diritti del posto in cui ci si trova in quel momento. Se, al contrario, vi si riconosce una dimensione “spirituale” fatta dell’epopea risorgimentale, del sangue versato sui campi di battaglia, delle gesta sulla Carnia o sulla linea del Piave essa va conquistata, sudata, meritata. Certamente non regalata come vorrebbero molti esponenti dell’attuale governo.
*Sindaco dell’Aquila

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 3 Ottobre 2019

    I diritti preclusi agli stranieri?? Semplice, gli dobbiamo ancora :
    – Una casa gratuita.
    – Automobile gratis (non meno di 200cc) con un buono da 3000 euro di benzina l’anno.
    – Un posto al Senato e uno alla Camera.
    – Meta’ del tesoro del vaticano.
    – Biglietti aerei in prima classe per loro e famigliari.
    – Una notte con la boldrini.
    – Buoni pasto da signori da consumare allo Sheraton per tutta la famiglia per 52 settimane. Penso che con questo dovrebbero essere soddisfatti, caso contrario richiedere le altre cose al PD o alle 5 Cartucce o alla boldrini.

  • Luca Carosi 2 Ottobre 2019

    Come non essere d’accordo con la tesi così precipuamente esposta… ho sempre pensato che la domanda che dovrebbe essere posta ad ogni candidato cittadino italiano dovrebbe essere:”sei disposto a morire per il tricolore?” La risposta è semplice per un Patriota e difficilissima per gli altri.