Calenda, schiaffi a Pd e M5S. E svela la tecnica dell’elemosina: «Danno pochissimi soldi a tanti»
Le cannonate di Carlo Calenda al governo giallorosso arrivano prima su Twitter e dopo poco da Lilli Gruber. La lista degli schiaffoni dati negli ultimi mesi a Pd e Cinquestelle è lunga. I pentastellati «ragazzini cretini che devono studiare ancora molto»; i nuovi ministri «scappati di casa»; il Pd «si sta facendo umiliare». E ancora: «Il Pd si cala le braghe»; «Renzi ridicolo e bugiardo»; «Renzi ci fa perdere la dignità».
Ora spara sulla manovra. Con i ministri descritti come una bruttissima copia di Robin Hood: «Il governo dà pochi soldi a tanti, in cerca di consenso». Già, pochi soldi, una specie di elemosina da gettare in pasto all’opinione pubblica (con le stangate nascoste dietro gli spot). «Ma non risolve nessun problema strutturale del Paese». La galera agli evasori? «Proposta ridicola».
«Io proverò a fare una mobilitazione di un pezzo dell’Italia», annuncia Calenda, parlando della sua “Siamo Europei”. «Penso a quella che lavora e mi ispiro ai valori della liberal democrazia. Ma se alla vigilia delle prossime politiche i sondaggi quoteranno il partito al 3-4%, non ci presenteremo alle elezioni. Considererò l’operazione fallita perché io non voglio fare l’ennesimo partitino. Se invece avrà forza, porterà con sé nuove energie, trascinando il Partito democratico. E allora il progetto sarà riuscito e sarà una grande occasione di rilancio per il Paese».
L’attacco al premier. «Conte aveva detto la stessa cosa della manovra dell’anno scorso, che era espansiva. Sono perplesso perché non vedo un indirizzo. Ad esempio, non ci sono spese maggiori per la Sanità. L’abolizione del superticket è un errore, perché toglie risorse al servizio sanitario nazionale, su cui invece bisogna investire. Anche sugli asili pubblici, che non sono accessibili alla maggioranza dei cittadini: non era meglio farne di nuovi per tutti invece di renderli gratuiti per pochi?».