Clandestini musulmani pronti a invaderci: sono oltre sei milioni e aspettano solo che Erdogan apra le porte
Erdogan non si limita a invadere uno Stato sovrano con le armi. Sta facendo invadere l’Europa da milioni di clandestini. E la prima vittima del sultano turco è la vicina Grecia. Lo rivela un approfondito reportage del think tank americano Gatestone Institute. Decine di migliaia di immigrati sono infatti arrivati negli ultimi mesi in Grecia. Si tratta di immigrati musulmani, come aveva promesso Erdogan. La recente ondata indica che la minaccia di Ankara sta diventando una tragica realtà. Per ora il numero di arrivi dei clandestini in Grecia è ancora ben al di sotto del numero di sbarchi avvenuti nel 2015. Ma è chiaro che le minacce di Erdogan di riaprire le porta dell’immigrazione di massa stanno diventando realtà. E il danno, come al solito, viene dalla Ue. Nel 2016 negoziò un accordo miliardario con la Turchia. Bruxelles dava un sacco di soldi a patto che Erdogan fermasse l’afflusso di clandestini verso la Grecia. Come sempre, la Ue pasticciò e nella foga del momento promise più di quanto poteve mantenere. Ue e Turchia si scambiano accuse di non aver mantenuto i patti. Poiché la parte più forte è la Turchia, prepariamoci ad affrontare l’ennesima invasione.
Clandestini già minacciano le coste italiane
Da notare che l’accordo, inizialmente rispettato da Erdogan, danneggiò l’Italia, che vide la massa di clandestini riversarsi sulle sue coste. L’Italia si trovò così in grandissima difficoltà. Solo dopo la chiusura dei porti da parte di Matteo Salvini nel 2018, gli arrivi scesero drasticamente. Più dell’80 per cento, secondo i dati dell’Oim. I flussi si sono provvisoriamente spostati verso la Spagna. Ma oggi, col cambio di governo in Italia, siamo di nuovo il punto di approdo di tutti. Il primo impatto, ovviamente, lo assorbe la Grecia. Gli arrivi sono aumentati del 180 per cento, portando la Grecia al collasso. Secondo Atene, Erdogan apre e chiude le porte dell’immigrazione, per spillare più soldi all’Europa. Ma anche per ottenere altre agevolazioni politiche da parte di Bruxelles. La Turchia sostiene di aver fatto fronte ai profughi siriani, e vuole che la Ue paghi. In caso contrario, questi 3,6 milioni diprofughi – musulmani – finiranno dritti in Europa. “Se aprissimo le porte, nessun governo europeo sarebbe in grado di sopravvivere per più di sei mesi”, dicono i turchi E sembra che altri due milioni di profughi raggiungeranno presto la Turchia. Nell’accordo, anzi nel ricatto, rientra pure la zona curda della Siria. Se la Ue non consentirà una zona di sicurezza dove stabilire i profughi, Ankara aprirà le porte.
Atene promette di chiudere i confini
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha invitato la Turchia a smettere di “intimidire” la Grecia, riferisce ancora Gatestone Institute. “Il Erdoğan deve capire che non può minacciare la Grecia e l’Europa nel tentativo di ottenere maggiori risorse per gestire il problema dei rifugiati”. “L’Europa ha dato molti soldi, sei miliardi di euro negli ultimi anni, nel quadro di un accordo tra Europa e Turchia reciprocamente vantaggioso”. Anche la Grecia, dopo l’Italia, è stata lasciata sola dalla Ue. E da fine agosto sono ripresi gli sbarchi nelle isole greche, in un’operazione coordinata dai turchi. Ogni settimana è stato peggio. Atene ora minaccia di chiudere i confini, ma probabilmente non ne ha la forza. In questi giorni i clandestini provenienti dalla Turchia stanno arrivando in altrezone europee. Sono arrivati pricipalmente in Bulgaria, in Italia e a Cipro. I clandestini entrano in Turchia senza formalità. Ankara infatti ha esentato dall’onbbligo del visto molti Paesi africani e asiatici. Inoltre molti arrivano con aerei e autobus, e questo sarebbe difficile senza il consenso turco. Insomma, oltre sei milioni di clandestini sono in attesa nei Paesi del Mediterraneo di raggiungere l’Europa. Lo sostiene un rapporto riservato del governo tedesco pubblicato dal quotidiano tedesco Bild. Secondo il reportage, un milione di persone attende in Libia; un altro milione in Egitto, 720 mila in Giordania, 430 mila in Algeria, 160 mila in Tunisia e 50 mila in Marocco. Oltre ai più di tre milioni che attendono già in Turchia.