Conte vuole il Pd. Di Maio no: è scontro interno nella maggioranza che “sgoverna”
Le telefonate descritte “cordiali” tra Conte, Di Maio e Zingaretti non sono bastate a rasserenare i rapporti. La maggioranza dopo la débacle in Umbria è ai ferri corti. Giuseppe Conte minimizza, parla di un “esperimento Umbria” che va migliorato e spinge a continuare l’alleanza col Pd anche alle prossime regionali. Ma deve fare i conti con Luigi Di Maio che considera l’esperimento coi dem non più praticabile. Mentre Nicola Zingaretti, dopo essersi leccato le ferite, si mostra possibilista.
Conte: «Abbiamo tempo per fare riflessioni»
«Se c’è stato un esperimento che non ha dato i risultati sperati – dice il premier – un esperimento che è stato partorito tardi, è un esperimento che si presta a varie valutazioni. Io lascio la libertà ai leader delle varie forze di fare delle valutazioni ma chiedo anche di darsi del tempo, di riflettere». Si mostra ottimista: «Se è un esperimento che non è andato bene si può anche valutare come migliorarlo, ci si può ritornare a riflettere, ci sono varie competizioni regionali che ci aspettano. C’è tutto il tempo per fare delle riflessioni, anche condivise e comuni. Fermo restando che ciascuno dovrà farla all’interno del proprio Movimento, partito. Dobbiamo recuperare questo spirito di squadra e di coesione e non aver paura».
Conte: «Saremo valutati nel 2023»
L’obiettivo è quello di non cambiare gli equilibri per restare incollati alle poltrone. «Quando nel 2023 ci confronteremo nella competizione nazionale – dice Conte – in quel momento verremo giudicati per quello che abbiamo fatto, per le misure che abbiamo adottato e per le promesse che avremmo ottenuto e quindi se riusciremo con determinazione e entusiasmo a proseguire con questo progetto probabilmente saremo giudicati positivamente, altrimenti negativamente. Su questo dobbiamo concentrare la nostra azione».
Di Maio: «Il patto col Pd non ha funzionato»
A ora di pranzo il capo politico Luigi Di Maio, in un’intervista a Sky tg 24, pur non mettendo in dubbio l’alleanza di governo con i dem, ha decretato però la fine di ogni esperimento di coalizione territoriale: «Per la prima volta nella storia abbiamo deciso di fare un’alleanza, un patto civico, col Pd. Non ha funzionato, in Umbria siamo a uno dei risultati più bassi, questo esperimento non è più praticabile. Il M5s va meglio quando corre da solo». Nessuna autocritica. E sul piano nazionale, invece, con faccia tosta ha ribadito che «il governo va migliorato e innovato per durare altri tre anni».
Zingaretti: «L’alleanza va valutata caso per caso»
Mentre Nicola Zingaretti in un lungo post su Facebook ha sottolineato che l’alleanza sui territori con il M5s vada valutata caso per caso. In queste condizioni però, dopo la sonora sconfitta in Umbria, la strada per Conte è tutta in salita. E sarà veramente difficile continuare a governare.
E’ di tutta evidenza che i partiti di governo, sconfitti in Umbria, pur rendendosi conto che anche a livello nazionale non avrebbero i numeri per governare, rimangono abusivamente attaccati alle poltrone come difesa per non andare alle elezioni nazionali che, per essi, sarebbero un’altra sonora sconfitta.
Strategie, esperimenti, alleanze sbagliate, ma quali congetture…..
Bisogna solo amare la Patria e mettere al primo piano gli Italiani. Questo è l’articolo numero uno per ben governare.
Conte da buon piddino (ha gettato la maschera) vuol correre in aiuto al PD per cercare di sostenerlo e di risollevarlo. Ma Di Maio ha capito che il PD è capace solo di perdere (e ce la mette tutta) perché l loro ideologia è perdente. Ma il PD non lo capisce e continua imperterrito nella sua strada.
Era ovviamente da aspettarselo; il crollo verticale ha avuto effetto contrario, nel senso che diventa sempre più pressante la necessità di restare abbracciati per non scomparire. Ma devono stare attenti, perché il popolo ha reiteratamente indicato la propria volontà sovrana, e non si può fare finta di nulla, restando in paradiso a dispetto dei santi. In altri stati, per molto meno, scoppiano le rivolte. E continuando così, con questo dispregio e noncuranza della volontà popolare, rischiano di venire stanati e fatti rotolare dalle poltrone a calci nel sedere.