«Poteva almeno farmi una telefonata…». A quanto pare gli attacchi di Luigi Di Maio sono risuonati, alle orecchie del premier Giuseppe Conte, quasi un affronto personale. Prima ancora che un problema politico. Il premier è offeso, lo lascia trasparire ai suoi collaboratori. La lite con il leader del M5S divampa sul tetto dei contanti. Luigi da Pomigliano frena su quel provvedimento e il premier, forte del sostegno dei “travagliani” del Fatto (che accusano il Movimento di avere la stessa posizione di Renzi).
Anche perché proprio Di Maio – come sottolinea La Stampa – solo quattro anni fa sosteneva il contrario, “Portare il tetto al contante a tremila euro favorisce il riciclaggio di soldi sporchi e l’evasione fiscale”. Con lui, era d’accordo anche il futuro ministro della Giustizia Bonafede: «L’aumento del contante favorisce l’autoriciclaggio e il consumo di denaro sporco». Oggi invece l’ala “di destra” dei grillini su quella misura “vessatoria” non è disposto a fare concessioni a Conte. Al punto da unirsi al Pd per un asse che minaccia perfino le elezioni.