“DiMartedì”, Salvini: «Dove ca**o li nascondo 60 milioni, sotto terra nel giardinetto?»
«Ma se io avessi preso 60 milioni sarei qui con lei? Ma sarei ai Caraibi…». Lo dice Matteo Salvini a DiMartedì sul Russiagate. «E poi – aggiunge – devo cazzo li nascondo 60 milioni, li nascondo sotto terra nel giardinetto?».
«Stiamo parlando del nulla da mesi. Ma per chi mi avete preso?», scandisce. «È un anno che andate avanti con questo pippone sulla Russia. Io non faccio affari. Io conosco Savoini da anni come persona seria. E se ha chiesto qualcosa, non lo ha fatto a nome mio», sottolinea il leader del Carroccio.
DiMartedì, l’attacco di Salvini a Conte
Quanto a Conte, «dovrebbe riferire in Parlamento», dice Salvini. Che va di nuovo all’attacco del premier: «Avevo sottovalutato il legame di Conte con la poltrona. Diceva non andrei mai col Pd e invece è andato col Pd per salvare la poltrona».
Un nuovo affondo lo riserva a DiMartedì alla sindaca di Roma, Virginia Raggi: «Quando c’erano le elezioni dissi: piuttosto che votare quelli del Pd, voterei la Raggi. Mai l’avessi detto.. Se Virginia ci guarda, le dico: sarai bravissima a fare altri mestieri, ma il sindaco. Dimettiti».
Poi, sul leader di Italia Viva: «Renzi è l’opposto della mia idea di politica. Se io dico Floris stai sereno, non ti fotto il giorno dopo».
Salvini contro tutti? «Dite quello che volete, ma mi piace sempre». Così il leader della Lega commenta con un tweet la sua partecipazione a DiMartedì di Giovanni Floris. E allega una foto patchwork che lo ritrae in diversi momenti della puntata. Soprattutto mentre tiene banco replicando agli altri ospiti.
Parlando di governo con Pietro Senaldi di Libero ironizza: «Aumentano le tasse per colpa mia, muoiono i migranti per colpa mia. Manca che la Raggi dica che non svuota i cassonetti per colpa mia!». E attacca di nuovo “Virginia”: «Oggi la città è sporca e trasandata, se Virginia ci guarda le dico che è bravissima in altri mestieri ma non come sindaco».
Ieri sera, alla trasmissione del compagno Floris, sembrava di essere tornati in quelle aule universitarie dove, nel 68 , si processavano i dissidenti, da una parte il leader della Lega e avverso i commissari politici: Concita ex direttrice dell’organo del PCI, l’Unità e poi il Sig Cazzullo che crisse un libro su Lotta Continua, come se quegi anni fossero stati una goliardata. Insomma un interrogatorio in piena regola con le risposte di condanna già scritte e l’incattivimento dei commissari perchè “l’accusato” non voleva ammetere. Mancavano solo i katanga fuori dallo studio per sprangarlo a dovere. Almeno per ora.