Ergastolo, la rabbia dell’autista di Falcone: «Un atto di buonismo sbagliato, vittime dimenticate»

24 Ott 2019 13:09 - di Redazione
autista di falcone

«Mi sembra ci sia un’attenzione eccessiva per questa gente. Al contrario, chi quotidianamente rischia la propria vita non gode della stessa attenzione e di pari rispetto. Spesso, invece, viene dimenticato. È un messaggio sbagliato». A dirlo all’Adnkronos è Giuseppe Costanza, l’autista di Falcone sopravvissuto alla strage di Capaci del 23 maggio 1992. Commenta così la sentenza della Corte costituzionale sull’ergastolo ostativo. Una decisione per la quale Costanza non nasconde la sua amarezza.

L’autista di Falcone contro il buonismo

«È un atto di buonismo sbagliato», taglia corto. Per lui scampato all’eccidio che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, oggi «si tutela un po’ troppo chi si è macchiato di delitti orribili, di stragi, chi non ha avuto rispetto alcuno per la vita altrui, ma chi è morto, chi è rimasto ferito o invalido che tutela ha? Non credo che sia un buon esempio». Ecco perché, secondo Costanza, «chi è condannato in via definitiva per delitti di mafia deve espiare la sua pena senza la concessione di benefici».

Il rischio è demotivare chi ogni giorno si impegna in prima linea per la diffusione della legalità. «Qual è il messaggio che si manda al cittadino che si espone e poi rivede in giro personaggi che dovrebbero stare in galera? Che senso ha arrivare a rischiare la propria stessa vita per lo Stato se poi la giustizia dà questo tipo di risposte. Davanti a questa sentenza – conclude – è lecito chiedersi: vale la pena? I giudici inizino a guardare l’altra faccia della medaglia, ossia chi lavora quotidianamente per l’affermazione della legalità», conclude l’autista di Falcone.

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