Fisco, il Grande Fratello è figlio di nessuno e non è manco in Bonafede
Rocco Casalino stava al Grande Fratello e lì deve aver conosciuto Bonafede. Poi, la loro conoscenza si è fatta incandescente e devono aver deciso di lottare per uno Stato guardone al servizio del fisco.
Voyeur di tutta Italia, unitevi, perché da Palazzo Chigi la vista migliora e ci si intrufola alla grande nelle nostre vite. Altra spiegazione non può esserci alle castronerie del ministro della giustizia, che deve aver preso alla lettera la funzione di Guardasigilli, compresi i sigilli nostri, quelli di casa.
Intercetteranno tutti
E quando meno te l’aspetti arriva il carcere per gli evasori, che al Corriere della Sera definisce “svolta epocale”. Non fa giustizia lui, costruisce galere evidentemente. Ma non sa che la prigione per gli evasori in Italia esiste già ed è un reato – se non si pagano le tasse – variamente sanzionato a seconda delle fattispecie. Ma il Don Chisciotte di via Arenula va oltre e nemmeno studia i dati sulla popolazione carceraria reclusa in materia. Si accorgerebbe che i detenuti sono pochissimi e quindi non si capisce a che serva inasprire le pene. Anzi no, lo si capisce benissimo e qui c’entra il Grande Fratello.
Quando prevedi una sanzione massima di otto anni, ecco che scatta la possibilità di intercettare chi indaghi per questa roba. La norma vigente dal 2000 prevede una pena fino a 3 anni. Con un’evasione oltre i 150.000 euro. Bonafede porta la pena da 4 a 8 anni se evadi 100.000 euro. L’intercettazione è possibile se la pena nel massimo supera i 5 anni. Il gioco è fatto, chiaro.
E siccome gli evasori sono quelli che hanno più soldi da nascondere, col sistema delle intercettazioni a strascico puoi ascoltare anche tutti quelli che evasori non sono. E magari li pizzichi a fare qualcos’altro e ingolfi i tribunali intrufolandoti nella vita altrui. Bonafede e Casalino, con Conte in mezzo, hanno avuto una splendida trovata per occuparsi dei fatti nostri.
Il fisco di Bonafede
È qualcosa che davvero fa a pugni col rispetto che si deve alla vita di ciascuno. Sospetti in materia di fisco del mio avvocato o del mio commercialista – tutti nel mirino – e se io ci parlo al telefono rischio di finire nella rete degli intercettati anche io. Ma in che mondo dobbiamo vivere, a quale regime ci dobbiamo assuefare?
E’ la mentalità manettara di questi Cinquestelle che pretende di condizionare la nostra esistenza. Chissà che cosa pensa Bonafede di quei giudici della Cassazione – ad esempio – che gli hanno mandato all’aria il teorema di Mafia Capitale. Ma come in una frase ci vogliono soggetto, complemento oggetto e predicato verbale, nel diritto ci vogliono le prove e non la mentalità inquisitoria di un signore che ha scoperto il ministero della giustizia grazie a Beppe Grillo.
Gia’ che c’è Bonafede – con le sue norme figlie di nessuno perché ci vuole coraggio ad intestarsele – ne ha detta un’altra, stavolta in materia di prescrizione. Con la riforma – cioè con l’abolizione sostanziale – non succederà il finimondo perché avrà influenza nei processi del 2024…. E, dunque, vorremmo chiedere a tanto statista, perché questa fretta di farla entrare in vigore il primo gennaio 2020?
Giuristi o parafangari, è il dubbio che viene a chi osserva le mosse di costoro. A chi pensa che il diritto debba tornare ad essere una cosa seria in cui le parti si confrontano e un giudice decide.
Fra poco ci affideremo alla ruota della fortuna.
Poverini ora se rubate all”erario rischiate la galera Che ingiustizia!!!!!
Milioni di africani davanti a Bar e Supermercati di tutta Italia, di Rom davanti ai Cimiteri e Chiese, di arabi dappertutto, tutti a chiedere elemosine o vendere abusivamente.
In media incassano in nero dai 250 ai 300 euro giornalieri che moltiplicato per 365 giorni all’anno fa più di 100.000 euro di evasione fiscale oltre al danneggiamento delle attività economiche vicine.
In quale carcere penseranno di mettere questi milioni di evasori africani, Rom e arabi? Mistero.
Vogliono i “morti”, loro, quelli che nelle piazze e nelle aule hanno proclamato l’Armageddon e lo hanno sempre detto nei loro comizi,per cui nel loro cinismo sono “logici”. E ci stanno riportando, pari pari, ad una riedizione di ciò che avevamo visto quasi 30 anni fa:Il primo si chiama Franco Franchi ed è il coordinatore di una USL di Milano. Non è ancora entrato nelle indagini, ma teme che questo accada e così, il 23 maggio si uccide con il monossido di carbonio della sua auto. Il secondo si chiama Renato Morese, è segretario del Partito Socialista di Lodi. Si uccide un mese dopo, sparandosi con un fucile alla testa. Poi si uccide Giuseppe Rosato, della Provincia di Novara, Mario Luciano Vignola, della Provincia di Savona,e l’imprenditore di Como Mario Comaschi.
Poi, il 2 settembre del 1992 si uccide Sergio Moroni. Tutti legati da un comune terrore:finire nella gogna mediatica giustizialista. Si perchè quei giacobini che operano nei vari media, camuffandosi dietro banalità più o meno divertenti, sono in pratica dei bounty killers. E pensare che i sinistri hanno sempre deprecato il farwest!