Genitori condannati, su Renzi la “vendetta” di Travaglio: «Il tempo è galantuomo»

8 Ott 2019 12:33 - di Redazione
Travaglio

Il duello tra Marco Travaglio e Matteo Renzi continua, a colpi di sentenze e di editoriali. Ieri la notizia della condanna dei genitori dell’ex premier toscano, oggi il pesante attaco del direttore del giornale finito più di una volta nel mirino di Renzi, a colpi di querele. Parole di soddisfazione, da parte del giornalista, che ricorda come il suo giornale abbia sostenuto fin dall’inizio le tesi poi accolte dalla Procura.

Travaglio ricorda a Renzi il ruolo “pubblico”

«La condanna di babbo e mamma Renzi a 1 anno e 9 mesi per frode fiscale potrebbe essere un questione privata del signor Tiziano e della signora Laura. Non c’è alcun elemento che dimostri un qualunque ruolo del figlio Matteo nella vicenda. Purtroppo è stato Renzi a trasformare le indagini sui genitori da questione privata a questione pubblica…». L’editoriale di Marco Travaglio (che solo qualche settimana fa aveva elogiato il fiuto politico di Renzi) oggi, su Il Fatto Quotidiano, scava proprio intorno alla condanna di Tiziano Renzi e Laura Bovoli nell’ambito del processo celebrato a Firenze per il caso delle false fatturazioni.  «Renzi non si è limitato a esprimere solidarietà ai congiunti, ma ha messo la mano sul fuoco sulla loro assoluta estraneità. Non contento, ha accusato i magistrati di indagare su di loro per colpire lui con finalità politiche. E non bastando ha addirittura minacciato e firmato in pubblico raffiche di denunce a pochi giornalisti. Quelli che osavano raccontare gli scandali della sua famiglia, mischiando la sua figura pubblica a quella privato di babbo e mamma maiestatico».

Il tempo “galantuomo” delle sentenze

Dopo aver riportato una frase del fondatore di Italia Viva, relativa al “tempo è galantuomo”, Marco Travaglio passa al contrattacco: «Ecco, il tempo è talmente galantuomo che suo padre e sua madre sono stati condannati per frode fiscale. Noi, invece, abbiamo scritto solo cose vere. Ma purtroppo le nostre sentenze di primo grado sono arrivate prima di quelle dei suoi genitori. Ergo, ci vediamo in appello».

 

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