Il nuovo volume di racconti di Rocco Familiari, “Donna Brigantia e altre storie”
Strano paese l’Italia. Mi riferisco in questo caso al fatto che il lettore medio italiano è un divoratore di romanzi, anche i più improbabili, ma disdegna i racconti. Solo degli autori italiani, però, mentre quando si tratta di stranieri, quali che sia il loro livello, li mette volentieri nel suo “carrello”. Eppure, all’alba della sua storia letteraria, accanto a Dante, il fondatore della lingua e dell’identità nazionali, vi è il sommo Boccaccio. E la tradizione non si è mai interrotta, fino al Pirandello, a Verga, Capuana, il principe Tomasi di Lampedusa e, più di recente, Parise o Malerba. Rocco E Familiari, aggiungo, che si riconferma “novelliere” di razza con questo Donna Brigantia e altre storie (Marsilio Racconti – Pagg. 250, Euro 16,00): per inventiva, originalità, varietà dei soggetti, linguaggio, mantenendo, anche nelle situazioni più a rischio, un ferreo dominio della scrittura che riesce a piegare alle sue molteplici esigenze espressive.
Familiari nasce come narratore nel 2006
E freschezza. Per la forza, l’impeto creativo, la capacità di collegare, e controllare, eventi in apparenza distanti, non si direbbe infatti il libro di un ottuagenario, ma di un ventenne. Sarà anche perché Familiari, come narratore, “nasce” soltanto nel 2006 con quello che resta, a mio parere, uno dei romanzi più sorprendenti di questo scorcio di secolo, L’odore, tratto da un suo forte dramma. Per i trent’anni precedenti Familiari è stato infatti un drammaturgo, uno dei più interessanti e innovativi della scena europea ed è in tale veste che l’Enciclopedia Treccani gli ha dedicato una voce nell’edizione aggiornata del 2010. La pratica teatrale, o meglio il talento drammaturgico in essa esplicitato, costituisce un punto di forza anche della sua produzione narrativa: i dialoghi sono sempre di un’estrema vivezza e il plot non ha mai punti di debolezza.
Romanzo degno della grande letteratura meridionale
Queste nuove “storie” come le definisce l’autore, riferendosi al fatto che hanno l’andamento tipico dei racconti trasmessi di bocca in bocca, sono trascinanti, si leggono d’un fiato, e i personaggi che le interpretano abitanti un lembo dell’estremo sud d’Italia, del quale l’autore non ci rivela il nome, ma verso il quale nutre un amore che il distacco non affievolisce, ma anzi accresce, costituiscono un microcosmo indimenticabile. Familiari è inesorabilmente uno scrittore meridionale, per la passione, la potenza delle immagini, l’immedesimazione con i destini dei “miserabili” o degli “strambi” che descrive. Alla fine della lettura i vari Cicciobello, un intemerato provocatore, Occhibelli, l’irresistibile arciprete seduttore seriale, Giuditta, un’eroina, U gnarru, il paesano Romeo, il ragazzo iperormonato che «la chiede a tutte», convinto che, su cento, almeno cinque «gliela daranno», U lupu, Rea, la grande madre, una serva che utilizza la propria bellezza per dominare i suoi lerci padroni, lo struggente Aspettatore, fino a Donna Brigantia che dà il titolo alla raccolta, si imprimono nella mente e nella retina del lettore come amici di vecchia data. Ma qui mi fermo per non togliere al lettore il piacere della sorpresa.