Papa Francesco chiama Pietro Maso, lo spietato killer dei genitori: «Prega per me»
Il 17 aprile 1991 Pietro Maso, allora diciannovenne, nella sua casa di Montecchia di Crosara (Verona) uccise entrambi i genitori. Venne arrestato due giorni dopo e poi condannato definitivamente a 30 anni di carcere. Dopo averne trascorsi 22 da detenuto, è stato rimesso in libertà nel 2015 e ieri ha rilasciato un’intervista-verità alla tv Nove. Una chiacchierata confidenziale, spesso accorata e commossa, nella quale ha ripercorso la sua triste vicenda.
Il folle piano del giovane Pietro Maso
«Il mio entusiasmo fu la mia autodistruzione. Mi son detto: faccio qualcosa che gli altri non potranno mai fare, uccidere i miei genitori». I soldi, la sua ossessione, come quella di tanti altri figli che decidono di ammazzare i genitori. «Avevo bisogno di avere il portafoglio pieno… E quando non c’è più legame, si uccidono i genitori». La sera del 17 aprile entra in azione con gli amici. «Ci siamo caricati con la canzone di Phil Collins in Miami Vice. Avevamo indossato delle maschere da diavolo. Tutti tranne me: io la maschera ce l’avevo già». I killer improvvisati colpiscono i genitori di Maso con spranghe e padelle, a calci, cercano di soffocarli: «Alla fine c’era un silenzio e un odore di sangue spaventoso».
Uscito dalla galera 22 anni dopo, Maso non trova lavoro, rientra nel tunnel della droga, litiga ancora con le sorelle, la sua vita si fa sempre più difficle. Poi arriva la telefonata da papa Francesco a cui aveva scritto per chiedere perdono a Dio: «Non ci potevo credere. Mi ha anche chiesto di pregare per lui. Lui, il Papa, che chiedeva a me di pregare per lui. Io, che sono l’ultimo, il maledetto, l’assassino, il mostro». Un gesto di pietà o di sottomissione al male assoluto?