Taglio dei parlamentari, Rampelli: “FdI lo chiede da anni”

7 Ott 2019 17:06 - di Redazione

«Sul taglio dei parlamentari non esistono primi della classe, Fdi lo chiede da anni». Lo ricorda Fabio Rampelli nel suo intervento in discussione generale sul testo in discussione nell’aula di Montecitorio.

«A mio giudizio – sostiene l’esponente di Fratelli d’Italia – sarebbe improprio far decadere il dibattito parlamentare e le dichiarazioni conseguenti fino al punto da trasformare una riforma costituzionale in un’azione di propaganda o di becera cattura del consenso, magari, nel caso del MoVimento 5 Stelle, semplicemente perché, negli ultimi sedici mesi, hanno dimezzato, come hanno dimostrato i dati elettorali delle europee, i propri consensi».

«Se c’è un conflitto di interessi in Italia – ha detto il vicepresidente della Camera – non riguarda più Berlusconi ma il M5s e la piattaforma Rousseau. Oggi è questo il conflitto di interessi, è la piattaforma Rousseau e il suo rapporto strano e mai chiarito con un partito italiano».

Il discorso integrale di Fabio Rampelli

«La tappa che ci apprestiamo ad affrontare è significativa. Vorrei innanzitutto ricordare – lo hanno già fatto altri deputati, altri senatori prima di me, l’avranno fatto anche, certamente, meglio di come io possa riuscire ad argomentare oggi – che questa materia del taglio dei parlamentari esiste da qualche tempo nell’agenda della politica italiana.

Di più, alcune maggioranze, tra le quali quella a cui mi onoro di appartenere, all’epoca maggioranza, hanno avuto la forza numerica per approvare il taglio dei parlamentari nell’ambito di una riforma costituzionale complessiva, che, poi, ahimè, è stata di fatto bocciata nel referendum confermativo dai cittadini; è accaduto anche più di recente con la proposta che fu avanzata dall’ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Quindi, ci sono stati vari tentativi: questo significa che c’è una comune sensibilità e tutti sappiamo di doverci allineare, nel rapporto tra rappresentanza parlamentare e territorio, agli standard medi degli altri Paesi europei, anche se, va comunque sottolineato, che con questo taglio noi andiamo un po’ oltre, perché avremo sicuramente da scontare un deficit importante di rappresentanza, perché il rapporto tra eletto e territorio sarà un rapporto poco gestibile, quindi andrà, comunque, a discapito della relazione tra l’istituzione parlamentare e il cittadino elettore.

Rampelli: “Emerge la spregiudicatezza del Pd”

Quindi, prima questione: nessuno si sta inventando niente, perché abbiamo già operato, non attraverso le conferenze stampa, ma attraverso il dibattito, il confronto, attraverso il voto in Commissione, attraverso il voto in Aula, fino al sostegno, nella legittimità delle reciproche posizioni, della campagna referendaria. E i cittadini, evidentemente, non avevano gradito non tanto il taglio dei parlamentari, ma la cornice più estesa della riforma costituzionale all’interno della quale era prevista la revisione anche del numero dei parlamentari.

Guarda l’intervento integrale di Fabio Rampelli

Questa premessa mi serve per cercare di togliere il più possibile dal tavolo la vicenda della strumentalizzazione di questa proposta: non esistono primi della classe, a mio giudizio, sarebbe improprio far decadere il dibattito parlamentare e le dichiarazioni conseguenti fino al punto da trasformare una riforma costituzionale in un’azione di propaganda o di becera cattura del consenso, magari, nel caso del MoVimento 5 Stelle, semplicemente perché, negli ultimi sedici mesi, hanno dimezzato, come hanno dimostrato i dati elettorali delle europee, i propri consensi.

Sarebbe veramente mortificante stare qui a discutere di questa proposta con questa sorta di cornice. Certo, c’è un tema che, comunque, va posto all’ordine del giorno: non si può non citare la spregiudicatezza con la quale alcuni partiti – il Partito Democratico in testa e sue successive articolazioni – abbiano modificato la propria posizione.

Il Pd ha sempre votato contro il taglio dei parlamentari

Abbiamo già parlato e abbiamo già votato, al Senato e alla Camera, la proposta del taglio dei parlamentari e il Partito Democratico ha sempre votato contro, anche argomentando, con una certa prosopopea, il proprio voto contrario. Non sarebbe davvero comprensibile oggi non ricordare a chi ci ascolta che c’è stata un’improvvisa inversione a U, dettata da un accordo, accordo di Governo con il MoVimento 5 Stelle.

È storia nota, ma repetita iuvant. Il Partito democratico ha detto ferocemente peste e corna del MoVimento 5 Stelle fino a ieri l’altro, escludendo categoricamente, non con l’ultima ruota del carro, ma attraverso la viva voce del suo attuale segretario nazionale, l’ipotesi di accordi di qualunque ordine e grado, figurarsi se era immaginabile, addirittura, fare un Governo insieme con il MoVimento 5 Stelle, e oggi siamo in questa condizione. Il Partito Democratico, dopo aver votato tre volte contro, si appresterà nella giornata di domani a votare a favore, in un accordo, che è un accordo per la conservazione e la difesa delle poltrone, perché questo accordo oltretutto, cosa che viene troppo spesso trascurata, che cosa comporta?

Comporta il fatto che, quando si dovesse aprire, come noi ci auguriamo e lavoreremo per questo, una crisi di governo, difficilmente l’attuale maggioranza numerica, sapendo che un terzo dei parlamentari non sarà riconfermato, sfiducerà il governo. Quindi, è una norma che, inserita, incastonata come un diamante in un anello, sarà difficile estirpare da questo contesto.

Il comportamento del M5s è vergognoso

Dunque è una norma che, per quanto possa essere giusta, e lo dice chi ha sempre votato a favore, Fratelli d’Italia l’ha sostenuta fin dal principio senza avere grandi obiezioni da fare…poi ci arrivo a questo, perché, se qualcuno ha fatto qualche obiezione è il MoVimento 5 Stelle, che ha cercato fino a ieri compreso di creare un incidente di percorso. Poi, domani, ascolteremo nelle dichiarazioni di voto di Fratelli d’Italia quale sarà la parola definitiva al riguardo, ma il comportamento del MoVimento 5 Stelle nei confronti di una forza politica che ha sostenuto con il voto a testa alta il taglio dei parlamentari è stato ed è tuttora vergognoso, vergognoso!

Detto questo, di fatto la legislatura viene congelata. Nell’accordo di governo, il MoVimento 5 Stelle, che si rivolgeva al Partito democratico accusandolo di essere il partito di Bibbiano, di fatto sostiene e invera una pratica inconfessabile. È quella di accettare che la legislatura arrivi fino alla fine. Non per un editto, ma per una conseguenza banale.

Noi lavoreremo in direzione opposta, perché riteniamo che questo Governo non abbia la legittimazione popolare, che è l’unico aspetto che conta nella sostanza in una democrazia, diretta o parlamentare che sia. Anche questo bisticcio di competenze e questo tentativo di mettere la democrazia parlamentare contro la democrazia reale abbiamo più volte dimostrato – lo ha fatto Giorgia Meloni più e più volte, motivandolo e argomentandolo, e non raccontandolo al bar dello sport – che non solo è inaccettabile, ma è anche sbagliato, anche costituzionalmente sbagliato.

Questo governo non ha legittimazione popolare

Quindi, essendo in presenza di un Governo che non ha la legittimazione popolare, noi faremo di tutto per farlo cadere, sapendo bene quali sono, in questa fase storica, gli orientamenti dei cittadini italiani e volendo ricreare una sintonia tra il popolo e le istituzioni, il popolo e il Governo. E questa osservazione apparentemente incidentale mi porta a collocare il taglio dei parlamentari, su cui siamo stati d’accordo e abbiamo votato a favore, l’ho detto e lo ripeto, in un contesto che, però, attenzione, rischia di non essere sufficientemente compreso dai cittadini.

Infatti, qualunque cittadino italiano interpellato rispetto alle necessità della nostra democrazia di accelerare i suoi ritmi, dello Stato di essere più efficiente, mette al primo posto in classifica la necessità di una trasformazione in senso presidenziale della nostra Costituzione; chiede, rivendica, a maggior ragione in presenza dello schifo che abbiamo visto poche settimane fa, il diritto di scegliersi direttamente il Presidente della Repubblica. Non vuole più essere intermediato da questa vergogna, da questo spettacolo inverecondo che abbiamo dato con questo salto della quaglia, con questi bizzarri voli pindarici, con questi ripensamenti e con questo negare cose su cui si è chiesto e ottenuto il consenso dei cittadini.

Rampelli cita le contraddizioni di Pd e M5s

Sono dichiarazioni di circostanza: se il Partito Democratico non avesse detto di voler contrastare la spinta dell’antipolitica del MoVimento 5 Stelle, non avrebbe preso i voti che ha preso nel 2018; se il MoVimento 5 Stelle non avesse esplicitamente detto in campagna elettorale, in lungo e in largo, che c’era un solo nemico da abbattere, che era il Partito Democratico, e che avrebbe fatto di tutto per non far tornare Renzi al Governo, non avrebbe preso i voti che ha preso, tertium non datur.

Ma il MoVimento 5 Stelle fa i gargarismi con il concetto di democrazia diretta. Ma la piattaforma Rousseau è il tempio del conflitto di interessi proprio per antonomasia. Se c’è un conflitto di interessi nel terzo millennio, non è più quello che veniva attribuito a Berlusconi.

Il vero conflitto d’interesssi ce l’ha il M5s

Oggi è questo il conflitto di interessi, è la piattaforma Rousseau e il suo rapporto strano e mai chiarito con un partito italiano. La democrazia diretta, secondo il MoVimento 5 Stelle, si esercita attraverso le consultazioni casarecce e controllate da nessuno della piattaforma Rousseau, dove, quando va bene, partecipano, su 60 milioni di italiani, 70 mila tra gli iscritti del MoVimento 5 Stelle. C’è qualcosa che non funziona, perché, se tu sei favorevole alla democrazia diretta, la democrazia diretta è innanzitutto la possibilità di saltare intermediazioni e di mettere il cittadino nelle condizioni di scegliere direttamente le cose importanti; non i referendum su alcune materie specifiche, come si vorrebbe fare, ma soprattutto l’elezione del Capo dello Stato o, comunque, la possibilità non solo di decidere attraverso il libero voto a chi dare, a quale partito dare il proprio consenso o a quale candidato di un partito dare il proprio consenso.

Infatti, una democrazia che non prevede la possibilità da parte del cittadino di scegliersi il Governo, di scegliere da chi essere governati, è una democrazia mutilata, è ovvio che è una democrazia mutilata; a maggior ragione rispetto ai fatti che accadono in Italia, dove si fanno campagne elettorali per dire una cosa, salvo poi mettersi d’accordo con il proprio peggior nemico e fare l’esatto opposto.

Rampelli: “Ripartiamo dal presidenzialismo”

I cittadini aspettano una riforma della Costituzione che abbia in pancia il presidenzialismo, l’elezione diretta del Capo dello Stato. Una riforma che modernizzerebbe lo Stato e prosciugherebbe quel pantano nel quale alligna la cattiva politica. E per cattiva politica intendo sia il livello mediocre di chi si vende per restare in Parlamento sia il livello decisamente più elevato di coloro i quali si fanno comandare da qualcuno; non rispondono alla sovranità popolare, ma alla sovranità. Tra virgolette, molte virgolette, dei poteri forti, di chi con deriva tecnocratica vuole gestire una nazione intera per fare i propri interessi.

Non si parla di questo, non è ancora una volta all’ordine del giorno, salvo nell’agenda di Fratelli d’Italia e della presidente Meloni, che ne parla in lungo e in largo ove e quando può; non è nell’agenda della politica italiana l’elezione diretta, questo tipo di riforma della Costituzione che punta a introdurre l’elezione diretta del Capo dello Stato.

Né si parla della norma che impedisca di passare, per un parlamentare, da un partito a un altro, casomai addirittura da uno schieramento a un altro. Infatti, uno potrebbe anche passare da un partito di centrodestra a un partito altro della coalizione, ma passare dall’opposizione al Governo puzza di bruciato, c’è qualcosa che non funziona. Uno potrebbe anche essere trafitto da problemi di coscienza e trovarsi a passare dalla maggioranza, dal Governo, che ha comunque un potere obiettivo e condizionante, all’opposizione; ma se tu passi, come già ho detto, dall’opposizione alla maggioranza, c’è qualcosa che comunque deve essere approfondito.

Noi comunque, siccome le scelte ognuno le fa liberamente e risponde alla propria coscienza, perché questo oggi la Costituzione decide e impone, non intendiamo colpevolizzare nessuno di coloro i quali si ravvedono e fanno un’altra scelta.

L’Italia di Renzi è presuntamente viva

E oggi si trovano, come nel caso dell’Italia presuntamente viva di Renzi, con un gruppo parlamentare, e quindi con tutto ciò che questo comporta ai fini dell’organizzazione dei nostri palazzi istituzionali. Ma, nelle linee di tendenza, nella rotta che si deve perseguire, va da sé che, in una riforma costituzionale, si può porre rimedio a questo elemento, salvaguardando anche il diritto di obiezione da parte del parlamentare, ma senza farlo a discapito degli eletti e di coloro i quali ti hanno comunque dato il consenso per manifestare alcune posizioni politiche, per aderire a un programma, per stare dentro una cornice che questo programma possa materializzare.

Ma anche questo può essere un passaggio delicato? Beh, certo, un po’ lo è. E quello dell’abolizione dei senatori a vita che cos’è? Questa reminiscenza medievale: nel momento in cui si fanno interventi puntuali di riforma della Costituzione per il taglio dei parlamentari, perché resta in vita la consuetudine dei senatori a vita? Cari colleghi rivoluzionari, che avete voluto così portare questa ventata di novità, salvo poi fermarvi e passare dalla parte del gendarme, come mai li tenete? Forse perché c’è qualche problema, o ci può essere al Senato, di maggioranza e, quindi, conviene che i senatori a vita, quando possono e quando se la sentano, vengano reclutati per partecipare al voto? I senatori a vita andrebbero, molto semplicemente, aboliti.

La riforma costituzionale facciamola anche su altre norme

A bocce ferme, la stragrande maggioranza dei parlamentari e dei gruppi ritengono che questo vada fatto. Pensano che sia una riforma giusta, perfettamente sintonizzata sulla lunghezza d’onda del popolo italiano. Non un alambicco della politologia applicata, ma una esigenza. A meno che non si voglia immaginare che delle personalità illustri della società civile possano partecipare ai lavori parlamentari, ma senza diritto di voto e senza remunerazione. Ma anche questo aspetto non si può cogliere, non si può sviluppare, non si può approfondire, non si può formalizzare, perché non produce effetti da un punto di vista della convenienza e dell’opportunità da parte di taluni.

Ma ci sono altre questioni. Io ho grande considerazione e stima per il Ministro D’Incà. Avete scelto la formula dello spezzatino? Allora si possono fare altre riforme costituzionali puntuali. Ad esempio, anche per introdurre dei principi, che fino adesso sono stati o elusi o letteralmente tritati da esigenze di altra natura. Tra questi, l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi costituzionali, perché, quando la nostra Costituzione è stata manomessa, qualcuno ha pensato che la tutela del paesaggio potesse essere bastevole. Non lo è.

Qualcuno, forse più forte di chi intendeva promuovere quel tipo di sensibilità, ha avuto la meglio, magari perché era portatore di interessi, magari perché rappresentava dei poteri importanti, magari perché aveva fatto soldi a palate con il carbon fossile, piuttosto che con qualche altro elemento di utilizzazione e produzione di energia in maniera comunque inquinante. Fatto sta che noi questo buco ce l’abbiamo. Ci vorrebbero quanti minuti per approvare una proposta di legge costituzionale, che lo introduca tra i princìpi fondanti?

La legge va applicata sempre, anche la 194

Ma c’è anche un altro principio fondante, che oggi è di grande attualità, che è quello della tutela della vita. Se c’è una legge n. 194 del 1978, che noi non intendiamo contestare, ma vorremmo che fosse applicata fino in fondo, e, se questa legge non è applicata fino in fondo e viene regolarmente omessa tutta la parte che attiene al tentativo di salvaguardare la vita, probabilmente è anche perché manca il paracadute costituzionale. Se ci fosse la tutela della vita e la sua promozione in Costituzione, la legge n. 194 del 1978 sarebbe applicata in toto, in blocco, facendo salvo il diritto delle donne all’interruzione di gravidanza in determinate condizioni, ma facendo anche salvo il diritto del concepito a essere difeso fino a prova del contrario. Ci sono molti aspetti su cui si potrebbe intervenire.

Rampelli

Rampelli

Mi rendo conto che questo ultimo appena citato sarebbe più divisivo del precedente, ma ci sono molti elementi che dovrebbero e potrebbero essere affrontati, nello spezzatino costituzionale che voi avete scelto, che non è obiettivamente la strada migliore da perseguire. Infatti, la strada migliore, quando si va a fare la riforma della Costituzione, è fare una riforma organica – questo lo dico senza voler fare dell’accademismo – e di cercare le convergenze, in modo tale, anche per ragioni di velocità, da poter effettuare, portare a casa la riforma stessa con i due terzi dei parlamentari.

“La bestia è l’antipolitica”

Quindi, bisogna fare anche uno sforzo di sintesi. Ci sono riusciti i nostri padri costituenti, che pure avevano orientamenti politici e sensibilità culturali diametralmente opposti. Forse, ci sarebbe potuto riuscire il centrodestra, se avesse coinvolto il centrosinistra e, viceversa, il centrosinistra se avesse coinvolto il centrodestra. E oggi, nelle condizioni attuali, ci potrebbe riuscire chi avesse a cuore il bene comune e non volesse utilizzare le riforme come un manifesto elettorale, come un espediente per fare facile propaganda da strapazzo.

Allora, cari colleghi, un’ultima considerazione che voglio fare. Già sul merito mi sono ampiamente soffermato, qui la politica italiana da qualche tempo a questa parte si sta confrontando con la bestia. C’è una bestia che si aggira in Italia e in tutto il sistema delle democrazie occidentali e noi dobbiamo prendere il coraggio e dichiarare, se vogliamo combattere la bestia o no.

La bestia è l’antipolitica. È  la tecnocrazia. È l’alleanza tra poteri forti e potentati finanziari. La bestia è rappresentata da quei sovrapoteri che, di fatto, costringono i popoli, il nostro popolo, i popoli europei, i popoli occidentali, a subire le scelte. Di fronte a questo rischio, noi non possiamo più permetterci di fare il verso alla bestia, di allisciare il pelo alla bestia, pensando che questo possa magari farci ottenere un fatturato elettorale dello zero virgola in più o, addirittura, di scandire la nostra fortuna e di produrre persino un partito del 30 per cento.

Rampelli: “È in gioco il concetto di sovranità popolare”

Qui in gioco c’è il concetto di sovranità popolare. Quando prevalesse il più volte tentato tentativo di destrutturare la democrazia, noi avremmo un problema serio. Non voglio avventurarmi in analisi politologiche, che sarebbero noiose e fuori luogo. Faccio un esempio pratico, forse un po’ battagliero e un po’ rozzo, probabilmente sì, lo confesso, rozzo. Quante persone, nei vari contesti che compongono la società cosiddetta civile, sarebbero disposte a immolarsi per difendere la propria patria? Qui nel Parlamento ce ne sono, io le conosco, sono anche collocate nei banchi opposti al mio.

L’amore per il proprio popolo esiste. La disponibilità al sacrificio, se necessario, anche al sacrificio estremo, c’è e si tocca con mano e, a volte, magari, prende anche forme poco eleganti. Ma, proprio perché è dettato, questo sentimento, dalla passione, esiste e non se ne può prescindere. Mi piacerebbe fare la stessa domanda a chi compone qualche consiglio di amministrazione di qualche istituto di credito se fosse disponibile all’estremo sacrificio per difendere la propria terra. Mi piacerebbe domandarlo a qualcuno di quei tante volte evocati poteri o sovrapoteri, che cercano di scavare in profondità i principi stessi della partecipazione democratica, appunto per sovravanzarli.

“Il taglio dei parlamentari andava in un contesto più ampio”

La risposta non sarebbe altrettanto convincente, non ci sarebbe la stessa percentuale di persone disposte all’estremo sacrificio per difendere la propria terra, la propria nazione, la propria comunità, i soggetti più deboli, i soggetti più fragili. E questo dovrebbe metterci nelle condizioni di avviare, ognuno per la propria parte, una campagna per sensibilizzare i cittadini italiani che sono stati letteralmente inondati di cattive parole su questo che oggi resta – e concludo – il tempio del popolo sovrano. Non si può continuare a fare cassetta mettendo all’angolo, ridicolizzando il Parlamento italiano e la funzione dei parlamentari.

Avrei preferito il taglio dei parlamentari introdotto in un contesto più ampio, anche per non dare l’idea – che comunque molti matureranno fuori di qui – che si sta ancora una volta colpendo il luogo maledetto della malversazione, della corruzione, del latrocinio, dove ci si approfitta degli altri, dove si persegue solo il proprio tornaconto personale. Se avessimo aperto un po’ più l’orizzonte, probabilmente questo aspetto non lo avremmo avuto, anche se qualcuno ci sarebbe saltato sopra a prescindere, avrebbe tentato di montare sulla tigre per cavalcarla a prescindere e, quindi, per dileggiare, mortificare, umiliare il tempio della sovranità popolare.

“Il sovranismo dell’asse franco-tedesco”

Ma questo aspetto, oggi, è centrale ed è fondamentale. Lo è perché l’Italia fa parte di un contesto internazionale, che non è più dettato da meri accordi economici e commerciali come era l’antica Comunità economica europea, ma è alla vigilia forse – insomma ci siamo capiti, la sostanza è questa, a prescindere dalle denominazioni e dai titoli – di una comunità che condivide o che dovrebbe condividere più ampiamente, a livello continentale, valori, principi e decisioni. Ma sappiamo altrettanto bene che questa sorta di utopia, per ora in maniera abbastanza intellegibile, si sta manifestando per come io l’ho definita, perché c’è comunque un sovranismo – lo dice chi appartiene, secondo la vulgata mediatica, a uno schieramento sovranista – che è molto più pericoloso di quello di chi sovranista si dichiara o viene dichiarato.

È il sovranismo dell’asse franco-tedesco in Europa, per esempio, è un sovranismo reale, concreto, che di fatto rischia di togliere poteri ai popoli europei; non si fonda su una condivisione di princìpi e, quindi, in compagnia di poteri forti e importanti, che sono pesanti a livello continentale esattamente come lo sono a livello intercontinentale, rischia di creare esattamente i presupposti ideali per poter destrutturare la democrazia, per poter far perdere autorevolezza e peso specifico ai Parlamenti, che sono l’espressione dei popoli sovrani.

Queste le considerazioni che volevo restassero agli atti in questo dibattito comunque importante, l’ultimo prima del voto di domani sulla riforma costituzionale.

Mi auguro, comunque, che questa norma, qualora fosse approvata, rappresenti un punto di non ritorno nella costruzione di un rapporto diverso e più efficace, che possa rendere densa di significati la democrazia tra le istituzioni e i cittadini».

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 8 Ottobre 2019

    Il taglio del numero dei parlamentari e’ in ballo ormai da tempo, ma non si muove una paglia. Infatti come li vai a tagliare se l’ultima infornata tra ministri ( inetti ) sotto ministri ( doppio inetti ) segretari ( da caffe’) e sotto segretari ( grattatori di panze) porta borse vari, autisti, uscieri, rifornitori di carta igienica ecc, ecc, se veramente si dovesse tagliare, la cifra approssimativa sarebbe 1200, e sarebbero pochi. Con i loro stipendi quante famiglie bisognose, quanti piccoli artigiani, quante scuole, quanti ospedali, quanti infermieri e via discorrendo, si potrebbero finanziare e stipendiare? Quindi ancora una volta le chiacchere stanno sempre a zero, ma quella marmaglia di inetti non li muovera’ nessuno. La colla a pronta presa funziona.