Travaglio vuole ammanettare anche i giornali: e ribattezza il “Riformista” in “Riformatorio”
Quante volte avete sentito dire o letto che la nascita di un nuovo giornale è una festa per il pluralismo e la democrazia? Beh, scordatevelo: non è più così. Il contrordine è partito dalla penna acuminata di Marco Travaglio, uno che ancora porta ancora impresse nelle sue ospitate televisive le stimmate dell’editto bulgaro di berlusconiana memoria. Lo stesso che insieme a Michele Santoro e ad «altri 100mila» si intestò la battaglia per il terzo polo televisivo, allora soffocato dall’abbraccio Rai-Mediaset. Un fallimento. In compenso, gli è riuscito di contribuire a creare quello politico: il M5S, nato come terzo incomodo tra Pdl e Pdmenoelle, è anche una sua creatura.
Travaglio attacca il giornale di Sansonetti
Normale perciò che dalle colonne del Fatto Quotidiano seguiti a coccolarselo anche ora che i Cinquestelle hanno sostituito i perentori “mai con…” delle origini con il più prosaico “Franza o Spagna” seguito al doppio inciucio, prima con Salvini e ora con Zingarenzi. E che soprattutto seguiti a difenderlo ora che le difficili pratiche di governo ne mettono a nudo, un giorno sì e l’altro pure, l’incoerenza e l’inconsistenza. E poiché Travaglio sa che l’attacco è la migliore difesa, eccolo muovere lancia in resta contro la rinascita del Riformista, il giornale che fu di Claudio Velardi e di Antonio Polito, e che ora torna in edicola sotto la direzione congiunta di Piero Sansonetti e di Deborah Bergamini. Il primo ha lavorato all’Unità e diretto Il Dubbio, la seconda è deputata di Forza Italia. Di sinistra lui, di destra lei.
A dare fastidio è l’impostazione garantista della testata
Una strana coppia, senza dubbio. Accomunati solo dal garantismo. Ma è proprio qui che casca l’asino. Per Travaglio, si sa, colpa più grave non esiste. E non prevede attenuanti. Pluralismo delle opinioni, libera circolazione delle idee, confronto vanno bene per tutto il resto. Ma sul garantismo, come sui pomodori De Rica della vecchia reclame di Carosello, davvero non si può. E così l’estro di Travaglio ribattezza la risorta testata in Riformatorio. Accostamento salace, senza dubbio. Ma anche Il Salto Quotidiano non sarebbe da meno. Dopo un anno e mezzo di acrobazie per stare dietro a Di Maio, il nuovo nome – il giornale di Travaglio – se lo merita tutto.
Il Salto Quotidiano è un bellissimo nome da dare a un Giornale con la G maiuscola, in effetti salta tutte le cazzate che sparano gli altri pennivendoli, non in ultimo l’indecente Riformatorio che di opinioni ne può avere quante ne vuole ma già la sua presentazione è stata l’apoteosi dell’indecenza.
Molti giornalisti andrebbero veramente ammanettati, ma non per i motivi di Travaglio, ma perchè servi e pennivendoli del potere di turno, il 5° potere dovrebbe informare puntualmente il popolo e controllare i poteri forti politici, economici ed istituzionali, invece tengono famiglia…………….