Addio maledetto Muro. Si inaugura la mostra e si guarda all’Europa dei popoli (video)
Addio maledetto Muro. Immagini inedite tratte dall’archivio della Nato e della Cia, documenti e foto donate dall’archivio del Centro studi Pino Rauti. Una mostra fotografica multimediale, inaugurata e ospitata nei locali della Fondazione Alleanza nazionale, commemora il trentennale della storica caduta del Muro di Berlino del 9 novembre 1989. Simbolo plastico dell’oppressione comunista e della rinascita dell’Europa.
Un’operazione coraggiosa di fronte all’oblio e alla “dimenticanza” istituzionale nel ricordare una data storica per la costruzione dell’Europa. Ma anche per guardare al futuro di un’Europa dei popoli e delle nazioni. Un’Europa libera e sovrana, ancora da costruire. «Mio padre ne sarebbe orgoglioso», dice Emanuel Demetrescu che, insieme a Federico Mollicone, apre l’inaugurazione della mostra. Figlio di un dissidente e grande artista, Camilian Demetrescu, che osò fronteggiare il regime con la sua arte Nella mostra anche una sua opera, “Muro di Caino”.
Addio maledetto muro, inaugura Giorgia Meloni
A tagliare il nastro Giorgia Meloni che parla di una data storica per rinascita dell’Europa. Uno spartiacque. «Non è possibile comprendere quella data senza spiegare prima la rivolta di Budapest del ’56. Poi Praga e i cantieri di Danzica, dove nacque Solidarnosc. E le parole e i gesti di Giovanni Paolo II. Fu un moto che alla fine riuscì a distruggere l’oppressione con il simbolico muro distrutto». Non è un caso – aggiunge la leader di Fratelli d’Italia – che oggi siano proprie le nazioni che più hanno subito l’oppressione comunista quelle più resistenti rispetto a una unione europea che anche oggi sembra un po’ oppressiva. «Per una Europa di libertà, una Europa che sia in grado di difendere le proprie radici e la propria identità, non si può prescindere da quella data».
Contro l’Europa dei banchieri
Di fronte all’Europa dei banchieri e della finanza, «i veri europeisti sono quelli che hanno festeggiato nell”89, chi ha ballato sulle macerie del muro». Con la mostra la Meloni ha rivendicato l’impegno della destra nel ricordare il 9 novembre 1989, una data da celebrare, stabilita per legge, di cui nessuno parla. «Noi siamo mobilitati, chiederemo conto di questa mancanza».
Dal muro della morte alla libertà
Quattro le sezioni del compongono la mostra, che “viaggerà” attraverso l’Italia e avrà come conclusione simbolica la manifestazione del prossimo 9 novembre a Milano, San Babila. Una delegazione di Fratelli d’Italia inoltre si recherà a Berlino per la celebrazione del trentennale.
Diciannove pannelli, realizzati grazie al contributo della Fondazione New Direction, ideata e realizzata da Margherita Grassellini, dallo storico Emanuele Merlino e dal grafico Andrea Moi. Si parte dalla costruzione del muro della morte con la sua scia di sangue per arrivare all’entusiamo e all’emozione dei festeggiamenti per l’abbattimento, sulle note di The Wall dei Pink Floyd. Quei picconi rappresentano un nuovo inizio che sconvolse il mondo. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di superare la narrazione del mainstream per un’Europa della libertà contro i muri e le divisioni. Ma anche diversa da quella di Soros. Dall’ideologia di una società aperta che punta all’individuo globale considerato merce, come ha ricordato la curatrice.
L’opera di Camilian Demetrescu
Le prime immagini raccontano la sofferenza. Non tutti accettarono di vivere e morire all’Est. Non tutti accettarono l’oppressione e provarono a superare il Muro scavando come topi in cerca della salvezza e della libertà. Poi un tributo al coraggio della dissidenza. Un video accompagna l’inaugurazione della mostra con un’intervista a Camilian Demetrescu, scomparso qualche anno fa. «La mia giovinezza – dice – è stata segnata dalle macerie dell’odio comunista. Non rimaneva che il miracolo». Il miracolo delle candele accese alla finestra per chiedere “il perdono divino”. documentate nella mostra multimediale. Una sezione è dedicata all’impegno del Movimento sociale a favore della libertà dei popoli dell’Est oppressi dal comunismo. Rappresentato plasticamente dall’immagine di Pino Rauti che piccona il muro.
L’impegno del Msi di Pino Rauti
Un impegno e una vocazione tangibile, come ha ricordato Isabella Rauti, senatrice di Fratelli d’Italia. Testimoniato dalla convocazione, dell’allora segretario missino Pino Rauti, di una direzione nazionale a Berlino il 13 e 14 marzo 1990. Un appuntamento che si concluse con manifesto degli europei dal quale emergono riflessioni anticipatrici sulle ricadute dell’unificazione della Germania. La consapevolezza dell’urgenza di un salto di qualità, di una scelta di fondo adeguata alle grande sfide e all’accelerazione storica impressa dalla caduta dell’odiato muro. Le parole di Pino Rauti in quell’occasione non lasciano dubbi sulla visione europea all’insegna delle radici comuni e dell’identità per superare gli odi. «L’identità europa, frutto di tanti secolo di storia, di esperienze religiose, civili, sociali che, pur fra drammatiche divisioni e contrapposizioni, hanno tuttavia dato all’Europa il tratto innegabile di un’area omogenea come civiltà e cultura».
Addio maledetto Muro, la festa del Fronte della Gioventù
L’ultima sessione è un monumento alla libertà ritrovata. Scorrono le immagini dei festeggiamenti che fecero il giro del mondo per l’abbattimento del Muro dopo 28 interminabili anni. Un’esplosione di gioia alla quale si unirono in un gemellaggio ideale i giovani del Fronte della Gioventù che a Roma, nella centralissima piazza del Pantheon, abbatterono un simbolico muro costruito di cartoni.
Il presidente della Fondazione Alleanza nazionale, Giuseppe Valentino, è intervenuto dicendosi orgoglioso di poter ospitare la mostra e ricordando la vocazione alla libertà e la bandiera dell’anticomunismo nelle radici della destra storica. Che caratterizzarono il Movimento sociale italiano e An poi. Tra i presenti anche molti parlamentari di FdI (Mollicone, Frassinetti, Fidanza, Rotelli), Francesco Storace e l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata.
Il silenzio delle istituzioni
“Addio maledetto Muro” vuole essere anche una denuncia del silenzio delle istituzioni e del governo, nonostante l’istituzione del “Giorno della Libertà” che prevede la commemorazione ufficiale del 9 novembre. Scuole, operatori dell’informazione, giornalisti sembrano aver paura di ricordare. Nessuno ne parla. Per questo Fratelli d’Italia sta conducendo una battaglia in Parlamento. Al Senato Isabella Rauti ha chiesto il ricordo della caduta del Muro in apertura di seduta. Alla Camera Paola Frassinetti insieme a Federico Mollicone hanno presentato in commissione Cultura una mozione per l’applicazione del Giorno della libertà nelle scuole e nella società con manifestazioni pubbliche, cerimonie convegni. La possibilità di presentare una risoluzione comune con la maggioranza è naufragata di fronte al testo del Pd nel quale veniva cancellata la parola comunismo. Una dolorosa constatazione di quanto la costruzione di una memoria condivisa sia ancora lontana. A sinistra la parola comunismo è ancora un tabù.
La caduta del Muro di Berlino è la data simbolo della rinascita dell’Europa e della vittoria contro l’oppressione comunista. 30 anni dopo noi ricordiamo e celebriamo questa data con la mostra fotografica "Addio maledetto muro" curata dalla Fondazione New Direction e un'intensa settimana di iniziative ed eventi su tutto il territorio nazionale, che si chiuderà sabato 9 a Milano con una grande manifestazione al Teatro Nuovo in Piazza San Babila (vi aspetto!). Se si vuole costruire un'Europa di libertà e solidarietà non si può prescindere da quello che è accaduto il 9 novembre 1989 e dispiace molto che nessuno, nonostante ci sia una giornata istituita per legge, ritenga doveroso ricordare questa data. Noi lo facciamo e chiederemo conto al Governo dell'assenza di celebrazioni.
Pubblicato da Giorgia Meloni su Martedì 5 novembre 2019