Arrestato Antonello Nicosia (Radicali): «Faceva il messaggero dei boss mafiosi». Le intercettazioni
Per il pm avrebbe strumentalizzato gli incarichi che aveva. E cioè quelli nelle associazioni volontaristiche; l’elezione nel movimento dei Radicali; i rapporti stretti con l’onorevole Giuseppina Occhionero. In questo modo si sarebbe accreditato presso diverse strutture penitenziarie. E così faceva visita a mafiosi detenuti, a scopi estranei a quelli, proclamati, della tutela dei loro diritti.
«Sfruttando il baluardo dell’appartenenza politica, il Nicosia ha addirittura portato avanti l’ambizioso progetto di alleggerire il regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis. O di favorire la chiusura di determinati istituti penitenziari giudicati inidonei a garantire un trattamento dignitoso ai reclusi». È quanto scrivono ancora i pm della Dda di Palermo.
“Si aspettava un finanziamento da Massina Denaro”
Per i pm della Dda, l’assistente parlamentare sarebbe stato impegnato “per la realizzazione di un non meglio delineato progetto. Un progetto che interessava direttamente il latitante Messina Denaro. Da lui «si aspettava di ricevere un ingente finanziamento». Il massimo obiettivo«era quello di formalizzare una collaborazione con la Camera dei Deputati». Così «avrebbe potuto fare visita financo ai detenuti sottoposti al regime speciale di cui all’art. 41 bis», spiegano i pm.
«L’indagato confidava espressamente al proprio interlocutore di aver ottenuto un “contratto” con l’onorevole Occhionero non per ragioni economiche e di lavoro bensì per la possibilità di fare ingresso nelle carceri. E, più in particolare, per far visita ai detenuti sottoposti al regime di “carcere duro».
Nicosia, le intercettazioni
«Le ho fatto l’interrogazione parlamentare, mi ha detto: senti ma ti faccio un contratto. Contratto, gliel’ho detto: che contratto mi fai?», dice nella intercettazione parlando della Occhionero. «Che minchia di contratto devi fare?», chiede l’interlocutore. E Nicosia: «No vabbè gli ho detto come assistente parlamentare ma anche senza soldi. Che minchia, sennò mi deve dare 10.000 euro al mese a me, quelli che prendi tu. Perché io che minchia faccio… le ho detto: mi fai un contratto per entrare ed uscire dalle carceri e basta. Ogni tanto … (incomprensibile si accavallano le voci)». E l’interlocutore: «Ti metti il ferro dentro la porta … minchia ho a questo che mi scrive tutto quanto…». Nicosia: «No ma io non ci scrivo un cazzo, senza soldi niente le scrivo, mi giro». E ancora: «No, mi giro le carceri invece, visto che non potevo entrare. Così con lei entro». «Faccio un sacco di cose hai capito? Ho trovato questo escamotage».
L’uccisione di Giovanni Falcone
L’uccisione di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci, «fu un incidente di lavoro». A dire queste parole agghiaccianti, senza sapere di essere registrato dalle cimici della Procura di Palermo, Nicosia. L’assistente parlamentare era anche conduttore in tv della trasmissione Mezz’ora d’aria. Parlava di legalità e diritti, ma dalle intercettazioni degli investigatori usava un altro linguaggio.