Bolivia, il socialista Morales fugge in Messico. I suoi sostenitori scatenano disordini ovunque
Bolivia nel caos. Mentre il presidente Evo Morales ripara in Messico, il Parlamento boliviano è stato convocato oggi in seduta straordinaria. Dovrà avviare il processo di successione costituzionale dopo le dimissioni del presidente Evo Morales, del vice presidente Alvaro Garcia Linera, e dei presidenti di Camera e Senato. Entrambi sono esponenti del partito di Morales Movimiento al Socialismo (Mas). La sessione sarà aperta dalla senatrice dell’opposizione Beni Jeanine Áñez Chávez, che in qualità di vice presidente del Senato è attualmente la prima nella linea di successione. Dopo la riunione di oggi in cui il Parlamento ratificherà le dimissioni di Morales e degli altri vertici costituzionali. Domani Anez Chavez, eletta con Unidad Democrata, destra liberale, probabilmente assumerà la carica di presidente ad interim.
Bolivia, presto un presidente ad interim
È necessario accelerare il processo di successione costituzionale, per colmare il pericoloso vuoto di potere lasciato dalle repentine dimissioni di Morales e pacificare così il Paese. Lo ha sottolineato Nadia Cruz, “defensore del pueblo” previsto dalla Costituzione per la tutela dello stato di diritto e dei diritti umani nel Paese. Cruz ha chiesto una convocazione “immediata” del Parlamento per avviare il processo previsto dall’articolo 169 della Costituzione. L’articolo indica che, “in caso di impedimento o assenza definitiva del presidente”, che venga sostituito dal vice presidente o, in successione, dal presidente del Senato o della Camera. Poi si dovranno “convocare nuove elezioni entro massimo novanta giorni”. Il Parlamento, ha concluso Diaz, ha “la responsabilità storica con il popolo che l’ha eletto di determinare le vie istituzionali che permettano a pieno la permanenza dello stato di diritto”.
Morales chiede all’esercito responsabilità
L’ex presidente boliviano Evo Morales è partito oggi il Messico su un aereo del governo di Città del Messico inviato a La Paz. Lo ha confermato il ministro degli Esteri del Paese centroamericano Marcelo Ebrard, dopo che lo stesso Morales aveva annunciato su twitter. “Sorelle e fratelli, parto per il Messico. Mi ferisce lasciare il Paese per ragioni politiche, ma sarò sempre vigile Presto tornerò con più forza ed energia”. L’ex presidente ha poi ringraziato il Messico per avergli concesso asilo. Intanto il ministro della Difesa della Bolivia, Javier Zavaleta, ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico. È il tredicesimo esponente del governo di Evo Morales a rinunciare al mandato. “Rinuncio all’incarico di ministro della Difesa chiarendo alla Bolivia e al mondo che la nostra volontà, quella del comandante generale delle forze armate e di questo ministro è sempre stata quella di preservare il ruolo istituzionale delle forze armate al servizio della popolazione”. “Mai – ha proseguito – abbiamo dato ordine ai nostri soldati di impugnare un’arma contro il popolo e mai lo daremo. Lo Stato che abbiamo costruito è una Bolivia in cui un militare incarna la difesa a fianco del popolo e mai contro di esso”.
Le forze armate boliviane opereranno con la polizia
Le forze armate boliviane hanno annunciato che effettueranno operazioni congiunte con la polizia per contenere la violenza. Scontri in diverse parti del paese in seguito alle dimissioni del presidente Evo Morales. “Il comando militare ha deciso che saranno condotte operazioni congiunte con la polizia per evitare spargimenti di sangue e lutti”.Lo ha detto il comandante dell’esercito William Kaliman in messaggio televisivo. Il capo dell’esercito ha invitato le sue truppe a usare “la forza appropriata contro le azioni dei gruppi vandalici che diffondono terrore nella popolazione”.Ha annunciato che i militari si sarebbero dispiegati nelle strade “ricordando alla popolazione che le forze armate non spareranno mai contro di essa”. L’annuncio fa seguito a una richiesta del capo della polizia di La Paz. Che ha chiesto alle forze armate boliviane di intervenire per fermare la violenza causata nella capitale dai sostenitori di Evo Morales.