Dalla Spagna una sentenza esemplare: non si sostituisce un lavoratore con un software

4 Nov 2019 16:04 - di Mario Bozzi Sentieri
Spagna

Spagna, la multinazionale e il licenziamento

La multinazionale  si era appellata nel giustificare il licenziamento della ricorrente e di altri lavoratori dell’impresa, semplicemente allegando un rapporto circa le previsioni sul futuro del settore nelle Isole Canarie. Nel caso in analisi, tuttavia, ha osservato il giudice, «ci si trova innanzi ad un fenomeno che supera il concetto di tecnico se non anche quello di libertà di impresa, riguardando piuttosto la stabilità del lavoro nel suo complesso».

Le cause oggettive di natura tecnica addotte dall’impresa non sono state per questo motivo ritenute valide dall’organo giudicante. Ha valutato che il licenziamento sia stato dettato da ragioni meramente connesse all’aumento della competitività e alla riduzione dei costi.

Inammissibile “cacciare” per far spazio ai bots

È inammissibile, infatti, come ha argomentato il giudice, che «il miglioramento della competitività si eriga ad elemento unico in grado di giustificare un licenziamento, mediante l’introduzione di bots che automatizzino il lavoro al punto da rendere non necessario il lavoro umano».

La conclusione a cui è giunta la sentenza è che sebbene si riconosca che in alcuni casi l’innovazione tecnologica possa comportare la riduzione del lavoro manuale e ripetitivo – e viene citato l’esempio del passaggio da una macchina fotografica analogica ad una digitale – nel caso oggetto di analisi non si tratterebbe tuttavia di riduzione, ma di completa sostituzione del lavoro di una persona con quello di un software, il che, sostiene il giudice, «sarebbe come considerare il lavoratore alla stregua di uno strumento”, se non anche “favorire, con il pretesto della competitività, la sottovalutazione e lo svilimento del diritto al lavoro».

Le conclusione del tribunale in Spagna

Le conclusioni del tribunale spagnolo possono essere valutate da diversi punti di vista. Intanto che il lavoratore non può essere considerato alla stregua di un qualunque software. Non è insomma una “merce” fungibile. Non è mera “forza lavoro”, come affermava – nella sostanza – il primo Capitalismo di stampo ottocentesco.

Secondo aspetto che il puro e semplice richiamo alla competitività non giustifica un licenziamento. La competitività – aggiungiamo noi – non è un fine, ma un mezzo. Nel giusto ordine dei valori – come afferma la Dottrina Sociale – prima c’è l’uomo, in secondo piano i beni materiali. In una posizione intermedia c’è il lavoro quale tramite attraverso il quale l’uomo si appropria dei mezzi materiali.

Gli elementi di valutazione

Ulteriore elemento di valutazione è che nella lotta tra l’uomo e la macchina. È una lotta che si sta radicalizzando. Non è accettabile considerare la partita già vinta dalla macchina, nel segno di una malintesa concezione del “progresso”. Nella misura in cui la tecnologia non è moralmente neutra, anche su questo versante si impone e si imporrà sempre di più una valutazione etica del rapporto tra sistema produttivo e tecnologia, considerando i costi/benefici sociali delle nuove tecnologie ed individuando le possibili azioni compensative a favore dei lavoratori.

La tecnologia è – in definitiva – un modo di guardare lo sviluppo del mondo. Nel bene e nel male. Se ne prenda atto, rompendo con ogni meccanicismo materialista. In Spagna il principio che il lavoro non è merce ha trovato un giusto riconoscimento. L’auspicio è che la sentenza spagnola faccia veramente scuola.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *