I medici della Cisl al Secolo: “Siamo vittime di una vera e propria guerra negli ospedali”
Dal segretario della Cisl medici del Lazio Luciano Cifaldi riceviamo questo appello che volentieri pubblichiamo
Gentile Direttore, che bisogna fare per fare capire ai signori della politica, ai signori delle televisioni, agli opinion leaders, a quanti hanno la possibilità di accedere ai più importanti canali di comunicazione che in Italia, e non certo negli altri Paesi europei, è in atto una vera e propria guerra contro i medici e gli infermieri che prestano la propria attività nelle strutture del Servizio Sanitario pubblico?
Che bisogna fare per avere uno spazio dove poter denunciare quanto sta accadendo con un aumento quotidiano delle aggressioni fisiche e verbali sempre più violente contro gli operatori sanitari?
I medici non speronano imbarcazioni…
Non abbiamo capelli in stile rasta e non speroniamo imbarcazioni della Guardia di Finanza. Dunque non abbiamo la pretesa di essere accolti “con piacere ed onore” nelle trasmissioni per le quali paghiamo un canone alla azienda pubblica.
Non siamo sardine né sgombri ma siamo in alto mare per quanto riguarda l’approvazione di una legge che tuteli noi medici e gli altri professionisti della sanità anche e soprattutto con l’inasprimento e la certezza della pena per chi ci aggredisce.
Abbiamo Speranza e abbiamo pure speranza che non venga delusa visto che, come dice il proverbio, è l’ultima a morire. Però siamo sempre più sfiduciati e magari pieni di rabbia anche se questo termine non rende in pieno la realtà.
Quando arriva lo squilibrato col coltello
Una realtà che ormai è fatta di paura che si trasforma in vero e proprio terrore. Ad esempio, quando uno squilibrato, come è successo in queste ore, si introduce nei locali del pronto soccorso di un ospedale romano e minaccia tutti i presenti con un coltello. E non è un episodio isolato, e non è un episodio da archiviare nell’ambito della patologia mentale o alcolica.
Il sindacato che mi onoro di rappresentare nel Lazio, ovvero la Cisl Medici, continua ad essere una voce pressoché solitaria nel portare avanti questa che abbiamo definito una battaglia di civiltà. Che dobbiamo fare? Dobbiamo aspettare il morto? Prima o poi ci scapperà e non serviranno a nulla gli scongiuri di oggi e le lacrime di domani. E la nostra categoria si troverà ancora più delusa e frastornata ad assistere alla ritualità tipica del girone delle ipocrisie. Se potesse essere utile mi metterei anche io a declamare “sono Luciano, sono Italiano, ero democristiano, ora voglio solo lavorare in sicurezza”.
*segretario Cisl medici Lazio