La lotta dei Carabinieri contro le Brigate Rosse finalmente in un libro verità di Emiliano Arrigo

26 Nov 2019 10:05 - di Redazione

“Mai e poi mai agivamo da soli. Non c’erano e non dovevano esserci protagonismi. Le decisioni che di volta in volta venivano prese erano indicate dai nostri superiori diretti, ma nessuno tra gli addetti alla Sezione aveva supremazia sull’altro. Tutti, e ripeto tutti, eravamo sullo stesso livello e davamo il nostro contributo: ognuno con le proprie caratteristiche e ognuno con le proprie capacità…”. A parlare è ‘Nero’, il nome di battaglia di Enzo Magrì, uno dei cosidetti ‘INVISIBILI’, che sconfissero le Brigate rosse negli anni di Piombo.

Gli “Invisibili” dei Carabinieri: parla “Nero”

Componente della ‘Sezione di Roma del Nucleo Speciale Antiterrorismo’ dell’Arma dei carabinieri, specializzata in ‘agganciare’ militanti di spicco, latitanti e brigatisti, ‘Nero’ racconta in un libro al giornalista Emiliano Arrigo (nella foto sopra) tutti i rischi e i sacrifici di una vita sotto copertura, tra sparatorie, pedinamenti, blitz e infiniti appostamenti.

Dall’arresto della ‘Primula rossa’ al caso Moro. “‘INVISIBILI’ allora per necessità professionale -sottolinea Arrigo- ‘INVISIBILI’ ora, forse anche per la coscienza sporca di un Paese che non ha fatto i conti fino in fondo con quella sanguinosa stagione”. ‘Il coraggio tra le mani’ è edito da ‘Historia’ con prefazione dell’ex generale dei Ros Mario Mori). Esso nasce “dalla volontà di Magrì di provare a raccontare quello che altri non hanno mai fatto, raccontare le Br dal punto di vista degli ‘INVISIBILI’, ovvero di quei ragazzi tra i 28 e i 35 anni che giorno dopo giorno le Br le contrastarono e le sconfissero. Loro ufficialmente non potevano e non dovevano esistere, di loro non si potevano conoscere nome e cognome, troppo pericoloso”.

E ai terroristi finestre mediatiche

Nessun “segreto di Stato, nessun resoconto delle tante ‘operazioni’ anticrimine che hanno portato all’arresto di tanti brigasti, spiega, ma “una ‘storia nella storia’, l’incontro tra l’autore e ‘Nero’ e il racconto che fa quest’ultimo di quegli anni così difficili per la democrazia, per il Paese”. ”Mentre tanti compagni della Sezione speciale anticrimine furono condannati all’oblio, agli ex terroristi -denuncia Magrì- si diedero finestre mediatiche. Con questo libro -ci tiene a sottolineare- proviamo nel nostro piccolo a sanare questa ingiustizia”.

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 26 Dicembre 2019

    LO STATO…. oggi sarebbe da chiederci …. quale? e chi sono lo stato ? Ovviamente non si possono dare risposte a fronte di fantasmi.
    Purtroppo in Italia da in quasi 70 anni si sono succeduti vari governi, piu’ o meno buoni, dato che pur non volendo l’Italia era sotto uno stretto controllo comunista di Stalin che manovrava attraverso la sua marionetta di togliatti. Ancora oggi, dopo tutti questi anni, il malefico DNA togliattiano si rigenera attraverso i suoi seguaci. (conoscete gia’ i loro nomi). C’e da chiedersi, cosa vogliono costoro, ormai l’Italia e’ allo sfacio totale e costoro non si rendono minimamente conto del danno che stanno causando. Quel virus deve avere una forza immensa per aver eroso milioni di cervelli.

  • Calcio 26 Novembre 2019

    Lo stato non e’ stato capace di dare la giusta considerazione ai suoi uomini migliori. Ha permesso ai terroristi di continuare nel loro delirio con il bene placido delle note frange politiche.

  • Franco Gualtieri 26 Novembre 2019

    Il 19 maggio 1977 alle ore 13 sono venuti nei mio ufficio in viale Monza 106 a Milano sei brigatisti armati, guidati da Valerio Rognini, per uccidermi. Mi hanno atteso un’ora , legando le persone che entravano in ufficio. Dopo un’ora sono fuggiti portando via 4 sacchi neri di documenti mentre io salivo in ufficio da un’altra scala .
    Durante la notte hanno messo la dinamite alle estremità della MM 1 e hanno dichiarato guerra allo Stato Italiano. Poi hanno lasciato il volantino di rivendicazione dell’attentato nella cabina telefonica di piazza Tricolore informando di questo il Corriere della Sera che il giorno seguente è uscito con caratteri cubitali per annunciare la dichiarazione di guerra delle Br e in terza pagina ha pubblicato integralmente il loro volantino che riportava il mio nome e cognome. Nel volantino emerge chiaramente che mi seguivano da due anni con frequenti visite di “studenti” dell’Università di Trento ( dove soggiornavano Renato Curcio e Mara Cagol), in quanto nel frattempo avevo cambiato la ragione sociale della mia società di Consulenza Direzionale . Il Volantino di rivendicazione era firmato da Prima Linea ma i miei documenti sono stati trovati in numerosi covi delle Br che si fregiavano di diversi nomi altisonanti. Ciò premesso desiidero sottolineare che non sono stato avvertito della pubblicazione del Corriere della Sera solo il sabato quando un amico mi ha mostrato copia del Corriere che non avevo letto dovendo riparare i danni al mio ufficio. Aggiungo anche che Valerio Rognini è stato ucciso a Tradate (Va) dal proprietario di un negozio di armi che stavano rapinnando.
    Dopo due anni il Giudice Galli mi convoca a San Vittore insieme alle mie due segretarie ( che avevano visto in faccia i brigatisti) : durante questo incontro Galli si mette sull’attenti e mi chiede scusa a nome dello Stato Italiano perchè l’assalto terroristico era stato definito “una rapina a mano armata” e mi mostra con orgoglio l’originale del volantino . Un mese dopo viene ucciso nei locali dell’Università dal “Gruppo di fuoco Valerio Rognini” che poi ha rivendicato anche l’uccisione del Giudice Alessandrini.
    Con i documenti sottratti nel mio ufficio sono andati a Torino e hanno giustiziato in fabbrica il povero ing. Ernesto Ghiglieno , responsabile della “logistica ” della Fiat Auto e poi in via Padova hanno sparato 9 colpi al dott. Michele Anzalone ( è sopravvissuto) , Presidente dell’Ordine dei Medici Mutualistici che aveva sostenuto la mia campagna per ridurre l’Assenteismo nelle imprese italiane .A questo punto la Polizia dichiara che non è in grado di difendermi ma mi regala questi tre suggerimenti: 1) se ti chiamano per strada non voltarti (il killer di solito non conosce la vittima), 2) fuggi a zig zag e allo scopo utilizza scarpe con la suola di gomma per non scivolare; 3)tieni in tasca lacci emostatici perchè se ti colpiscono la femorale muori dissanguato in tre minuti.
    Questa è la mia esperienza che posso raccontare avendo evitato questo pericoloso incontro per pochi secondi e perchè secondo le mie conoscenze le Br non tornavano mai nello stesso posto. Concludo che osservando che quando è morto Valerio Rognini le Br nel necrologio gli hanno attribuito la paternità del 90 % degli attentati avvenuti nel periodo marzo-agosto 1977 il che significa che all’inizio erano quattro gatti.