Quando Mara Carfagna si definiva fascista
Mara Carfagna, prima di orientarsi su posizioni “renziane” o comunque di destra non “estremiste”, come lei stessa le definisce, qualche anno fa aveva raccontato di essere stata “fascista”. In una lunga intervista, apparsa sul settimanale «A» nel 2008, confessava di vedere nel futuro del Pdl Mara Gianfranco Fini come unico possibile successore a Silvio Berlusconi. “Prima di votare Berlusconi, votavo per il Msi. In effetti, ancora non c’era stata la svolta di Fiuggi voluta da Gianfranco Fini. Mio padre diceva che io e mio fratello, che ha due anni più di me e votava Msi come me, eravamo i fascisti di casa».
In quegli stessi anni, a proposito di “moderazione” e di posizioni estremiste, da ministro delle Pari Opportunità si rifiutava di dare il patrocinio al Gay Pride. Facendoli letteralmente infuriare. Salvo cambiare idea nel 2019 e autodefinirsi “medioevale”, visto che lei stessa aveva osteggiato la causa degli omosessuali. Chissà Withman che penserebbe. Ma – molto più banalmente -chissà che ne pensa Renzi.
C’è stato un tempo in cui il razzista leghista frequentava i centri sociali.
C’è chi involve, chi evolve…
Un’altra miracolata da Berlusconi che tradisce ,andrà con Renzi o con toti ( che è salviniano ) .alle prossime elezioni andrà a far compagnia a Fini,Alfano,Verdini ecc.ecc.
Oggetto: Gianni Letta, insieme con la Carfagna, hanno approntato tutto per “fregare” i “sovranisti” quando il governo sarà in difficoltà in Senato
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Vediamo se da voi riesco a farmi ascoltare…
Nell’articolo «L’inciucio di Gianni Letta col PD sul Conte bis»
(https://www.gospanews.net/2019/09/26/linciucio-di-gianni-letta-col-pd-sul-conte-bis/).
si documenta come Gianni Letta – con la Carfagna come gregaria –
ha condotto manovre ordinate a scongiurare il voto,
• cioè il trionfo verosimile dei tradizionalisti (“sovranisti”) Lega e FdI,
• reso probabile dal fatto che la maggioranza è “risicata” in Senato:
l’ala anti-Tradizionale (“moderata”) di Forza Italia (quella fautrice di divorzio, aborto…)
in Parlamento si accinge a “far parte” della maggioranza
quando – e soltanto quando! – risulterà necessario,
• cioè quando la maggioranza sarà a rischio in Senato;
• agirà in tal modo – ovviamente – anche alla Camera,
• altrimenti il “soccorso (giallo-)rosso” sarebbe troppo spudorato.