
Mafia Capitale, Buzzi resta in carcere. Per i giudici può ancora corrompere
Resta in carcere Salvatore Buzzi. La Corte d’Appello di Roma ha infatti detto no all’istanza di scarcerazione presentata dai difensori di Buzzi. Istanza presentata dopo la sentenza della Cassazione su ‘Mafia Capitale’ che ha fatto cadere l’accusa di mafia. I difensori, in subordine alla revoca della misura cautelare, avevano chiesto per il loro assistito, detenuto nel carcere di Tolmezzo, i domiciliari.
Mafia Capitale, per i giudici Buzzi può ancora corrompere
“La motivazione del rigetto è che Buzzi potrebbe reiterare la corruzione con la nuova classe dirigente. Evidentemente la Corte d’Appello ritiene incredibilmente che la nuova classe politica possa farsi corrompere, essendo la corruzione un tipico reato bilaterale”. Così gli avvocati Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro difensori di Salvatore Buzzi spiegano i motivi del rigetto dell’istanza di scarcerazione.
Dopo la sentenza, alla fine di ottobre, per Massimo Carminati è caduto il regime di 41 bis. Dopo aver ricevuto il parere positivo della Dda di Roma e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, il Guardasigilli Alfonso Bonafede aveva firmato il decreto con cui si revoca il regime di carcere duro per l’ex Nar.
Buzzi aveva così commentato, a caldo, la sentenza della Cassazione: «Ho vissuto in condizioni disumane in carcere – avrebbe detto secondo i suoi avvocati – adesso fatemi tornare a casa. In questi anni mi sono letto e riletto migliaia di pagine, di intercettazioni, di informative. Ho seguito tutto il processo e chiunque poteva constatare che di mafia non ce n’era. La sentenza di primo grado, che comunque è stata pesante per me, era chiara, come è stata chiara la decisione di ieri. Ancora però non capisco come possa essere andata al contrario in appello».