Nel Pd scoppia il caso Calabria: la candidatura a governatore è uno psicodramma
Nel Pd scoppia il caso Calabria. Nessuno si vuole candidare alla presidenza della Regionie. Con i pretesti più disparati. Ma la verità è una sola: nessuno vuole legare il proprio nome a una sicura sconfitta. Alla fine pare che il candidato Pd sia l’imprenditore della cravatte Maurizio Talarico. Ma che fatica… visto che lo stesso Talarico aveva in precedenza detto di no. Ma poi c’ha ripensato dopo il rifiuto venuto anche dell’editore Olindo Rubbettino. «Non ci sono le condizioni», aveva detto l’editore dopo i ringraziamenti di rito al Pd calabrese e a quello nazionale. « Il campo del centro sinistra è molto più diviso di quello che mi sarei aspettato. Da quanto si legge già dai primi segni sarei stato coinvolto in una lotta dilaniante in cui non si vede volontà di ragionare superando le divisioni tra partiti e all’interno degli stessi partiti, in cui non si sa nemmeno distinguere l’impegno civico per servire la propria piccola comunità, quella più prossima dove crescono i propri figli, dalle logiche di fazione». Per la serie: «Ma chi me lo fa fare?».
Parole comunque durissime che gettano nello sconforto i dem. E che rivelano la profondità della crisi del Pd. Così Maurizio Talarico ha giustificato il suo ripensamento. «Amo moltissimo la mia terra. Ho accettato la candidatura per l’amore che le porto. Di fronte alla rinuncia di Rubbettino arrivata oggi, non ho potuto tirarmi indietro».
«Zingaretti non l’ho ancora sentito . Ma la proposta di candidarmi arriva da lui. Quindi non c’è dubbio sul sostegno del Pd. Io comunque mi sto candidando da civico. Con una lista indipendente.
Aperta a tutti i movimenti». Anche al M5s? Per me rappresenterebbe un valore aggiunto. E questo vale ancora di più in una Regione come la Calabria, che ha diritto a una classe dirigente sana e propositiva».