Occhetto a Renzi e Zingaretti: «Gramsci non era radical chic, la vostra è una brutta sinistra»
È un attacco a tutto campo alla brutta sinistra di questi anni. Achille Occhetto, ospite di Propaganda live, tira le orecchie a Zingaretti, Renzi che si fanno la guerra invece di fare fronte comune contro la destra. «Sono trent’anni che volevo intervistare il segretario», dice Diego Bianchi, gongolante per il colpaccio.
Occhetto: serve una nuova Bolognina
«Questa idea a sinistra che devi combattere prima quello che ti sta vicino rispetto all’avversario è quello che vediamo anche oggi», dice l’ultimo segretario del Partito comunista, guardando alla frammentazione dell’area progressista. È reduce dalla celebrazione dei trent’anni della Bolognina con Prodi e Fassina. «È la prima volta che non festeggio da solo», dice. E scherza sull’assenza di Zingaretti. «Mi ha mandato un messaggio, ha preferito andare a Whashington. Ci sono rimasto male», sorride. Ingrato, «Gli attuali leader devono tutto a quella svolta e a quel cambiamento…». Trent’anni fa, tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino.
«Gramsci non era un radical chic»
Poi legge un passaggio di Gramsci, «che non era un radical chic». Appunti a penna su un foglietto per evocare la necessità di un impegno culturale. «Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano», scandisce solennemente.
«Avere il coraggio di cambiare tutto»
«Oggi ci vuole una nuova Bolognina che faccia i conti col crollo delle forze socialiste, delle forze di sinistra, sia quelle moderate che quelle radicali. E che si capisca che bisogna avere il coraggio di dire che bisogna cambiare tutto». Tutto da rifare. Altro che scissioni e guerriglie per rubarsi reciprocamente il consenso. «Serve una nuova svolta in n cui si parli di fondamentali per cui uomini e donne di sinistra si mettono insieme. Se siamo convinti che c’è un nuovo pericolo di destra – insiste il padre della Bolognina – bisogna dare una prospettiva a chi si muove per difendere la democrazia da questo pericolo».
E ancora: «Ho nostalgia di quello che il comunismo doveva essere. Non siamo noi che abbiamo chiuso col comunismo. Il comunismo è crollato, ha fatto tutto da solo, e noi dovevamo vedere come uscire da quella crisi».