Omicidio Sacchi. Parlano i genitori: «Luca è pulito. Anastasiya ci ha mentito». E spuntano le intercettazioni
Parlano addolorati i genitori di Luca Sacchi alla luce della svolta sulle indagini che vedono protagonista Anastasiya. La ragazza che era con il ragazzo ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani. Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre scorso.
Parlano i genitori di Luca Sacchi
«Non abbiamo mai avuto dubbi su nostro figlio, lui non c’entra assolutamente nulla con il mondo della droga. Anastasiya ci ha mentito su quanto avvenuto quella tragica sera. E adesso è chiaro il motivo del suo strano allontanamento. Se ha sbagliato è giusto che paghi».
Nello zaino settantamila euro
Tra i 5 destinatari delle nuove misure cautelari emesse dal gip, infatti, compare anche la fidanzata di Luca, per la quale è stato disposto l’obbligo di firma in caserma. La giovane, sulla quale si sono subito incentrati sospetti, è accusata di avere tentato di acquistare un ingente quantitativo di droga la sera dell’omicidio. Era di settantamila euro, e non duemila come detto, la cifra contenuta nello zaino di Anastasiya. I soldi sarebbero serviti all’acquisto di 15 chilogrammi di droga.
Le intercettazioni prima e dopo l’omicidio
Centrale nella svolta delle indagini Marcello De Propis. Il ragazzo di 22 anni finito in carcere con l’accusa di detenzione, cessione di sostanza stupefacente e concorso in omicidio. Per gli inquirenti è stato il ventiduenne di San Basilio a fornire la pistola a Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Già in carcere perché fermati nei giorni successivi all’omicidio di Luca.
«Ho fatto una cazzata, ti devo parlare. Ieri sera verso le 23 ho sparato a una persona dalle parti di via Latina». Sono le parole di Valerio Del Grosso, intercettate il giorno dopo i fatti, indirizzate al suo datore di lavoro. Alle 21,20 del 23 ottobre scorso (poche ore prima dell’omicidio), Del Grosso chiama De Propris, intercettato perché coinvolto in un’indagine di droga. De Propis gli comunica che sta andando a prendere e confezionare la marijuana. Che indica in modo convenzionale con il termine “gameboy”. «A Frà… a fratè… stamo a pija… stamo a far er gameboy e te dico… aspetta n’attimo… te chiamo io … sto andà là», dice a Del Grosso. «Sto a imballà (a confezionare lamarijuana, ndr) – dice ancora – e je scrivo… damme er tempo che te chiamo dopo». «Nun famo cazzate eh? gli dice Del Grosso prima di chiudere la chiamata. «Non famo cazzate!».
Sempre la sera del delitto, Del Grosso parla ancora con De Propris. «Sentime, a parte i scherzi, sto con un amico mio che conosci,. Bello fulminato! Ma se invece io vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri. E glieli levo tutti e settanta? vengo da te… Te faccio un bel re…». Si riferisce ai soldi visti nella zaino di Anastasiya. «Non puoi capire Marcè quanti sono… Mi sta a partì la brocca di brutto».
Mezz’ora dopo l’esplosione del colpo di pistola, Del Grosso chiama ancora De Propris per informarlo del delitto appena compiuto. De Propris gli dà l’indirizzo di casa sua. E l’indomani mattina gli invia un sms con il quale gli ricorda di portargli “la tuta”. Termine con il quale, spiega il pm, indica convenzionalmente l’arma. «Mongoloide – scrive a Del Grosso – portame a tuta».