Prescrizione, nuova spina per Conte. Bonafede: «Nessuna modifica o cade il governo»
La Terza Repubblica fondata dal M5S rischia di affogare nella riforma della giustizia, proprio laddove s’impantanò la Seconda, quella berlusconiana. Una vera e propria nemesi. Ma tant’è: di dare disco verde al congelamento della prescrizione prevista dal testo del ministro Bonafede, Pd e Iv non ne vogliono sapere. E se non sarà ritirato o corretto – minacciano – sono pronti a votare la proposta del forzista Enrico Costa: sospensione per 18 mesi dopo le sentenze di primo e secondo grado. Per tutta risposta il Guardasigilli ha evocato la crisi di governo.
Pd e Iv pronti a votare il testo del forzista Costa
A chiacchiere, nella maggioranza, è tutto un pullulare di buone intenzioni. Il capogruppo Pd in commissione, Alfredo Bazoli, spinge sula necessità di velocizzare i processi. «Vogliamo tempi certi. Al contrario – spiega -, il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio rischia di invece di allungare i tempi, in violazione dell’art. 111 della Costituzione sulla ragionevole durata del processo». Da qui la proposta di rinvio dell’entrata in vigore (fissata al 1° gennaio prossimo) in attesa di una riforma organica del processo o di introdurre tempi certi di durata.
Il tema prescrizione “presidiato” da Travaglio
La questione prescrizione, tuttavia, contiene anche aspetti molto meno teorici e assai più prosaici. Il Pd non può inseguire il M5S sul terreno del giustizialismo senza offrire il fianco alle scorrerie di Renzi. Che a sua volta innalza la bandiera del garantismo con l’occhio ben puntato sulle sbandate truppe di Forza Italia. Il tema, insomma, è politico. Soprattutto per i Cinquestelle, sempre alle prese con la mission impossible di recuperare lo slancio delle origini. Bonafede non può permettersi retromarce. Il terreno giustizia è infatti presidiato dal Fatto Quotidiano, pronto a censurare anche il più piccolo tentennamento sul tema della prescrizione. Il giornale di Marco Travaglio ha già cominciato a martellare pubblicando l’elenco dei «prescritti famosi». E tutto autorizza a prevedere che Bonafede preferirà farsi esplodere piuttosto che ritrovarsi nel libro nero del Fatto Quotidiano.