Prima le idee. Sabato e domenica a Roma due giorni per il pensiero conservatore e sovranista
Fervono i preparativi per “Prima le idee”- Immagini dal Futuro. L’appuntamento, giunto alla VI edizione è fissato per il 23 e 24 novembre 2019 al Teatro Garbatella a Roma. 12 Panel, 50 relatori tra autori, giornalisti, amministratori pubblici e rappresentanti delle istituzioni .”Sono questi- spiegano gli organizzatori Andrea Volpi e Andrea Barchetta, i numeri di un evento pensato per far veicolare tante buone idee nel segno di un sempre maggior interesse per il pensiero Conservatore e Sovranista”. Nella due giorni romana di parlerà di: Giustizia, Cultura, Governo, Futuro, Enti Locali, Attività Produttive, Fisco, Economia, Giovani, Città di Roma, Regione Lazio ed Europa.
Tanti gli ospiti presenti. Tra questi: Piero Sansonetti, Francesco Storace, Giovanni Donzelli, Nicola Porro, Francesco Lollobrigida, Luca Telese, Andrea Del Mastro Delle Vedove, Paolo Cirino Pomicino, Alessandro Sansoni, Giovanbattista Fazzolari, Marco Silvestroni, Fabio Rampelli e Nicola Procaccini. Il programma dettagliato è disponibile sul sito www.primaleidee.it
“La città che sale” è l’immagine simbolo della VI edizione di Prima le Idee.
È un quadro che avrebbe dovuto intitolarsi “Il Lavoro” poiché esprime l’importanza dell’umano nella costruzione del futuro.
I palazzi, le ciminiere, il dinamismo di una città che nasce e si modernizza sono elementi di un’opera. Ma il vero protagonista è però l’uomo, il lavoratore, ossia colui che padroneggia lo sviluppo e lo direziona.
Gli operai incitano il cavallo che è il fulcro visivo del dipinto, ma ne frenano la potenza, ne edulcorano l’irruenza. Metafora di un uomo che non subisce il progresso ma ne è l’artefice e la guida.
La tradizione che si rinnova
Il Cavallo irrompe nel quadro come simbolo della tradizione che si rinnova, di un eterno perpetuarsi di quella forza rigeneratrice che è la creatività umana: si esplicita come intreccio fra la natura, la tecnica e la nostra spiritualità. È l’idea di un progresso che pone al centro l’energia dell’uomo, l’istinto, la caparbietà.
Il tempo presente è piegato a un’idea asettica di progresso, privo di visione, dove ognuno di noi è un ingranaggio marginale dell’intero sistema industriale. Ciò che si intende richiamare con il simbolismo de “La città che sale” è un uomo che ritorni invece a essere il minimo comun denominatore, la sorgente da cui si origina l’idea di futuro, di produzione, di progresso, capace perciò di non ridursi a mero soggetto del consumo nell’epoca della iper-razionalizzazione dell’esistenza.
Un percorso non conforme e alternativo
I muscoli del cavallo in tensione nell’atto di portare avanti i carichi, si impongono sulle fredde e opache macchine del nostro tempo, come eterna vittoria del corpo sull’inorganico e l’artificiale. Un patto fra l’uomo e la natura, un atto di fede verso la propria dimensione ancestrale.
Le nostre Immagini dal futuro sono tracce che indicano un percorso non conforme e alternativo.
Immagini che prendono forma dinanzi ai nostri occhi, visioni che sono un monito che vuole riportarci verso un ritorno all’essenza dell’umano, salvandoci dalla fuga verso l’indistinto e verso il precipizio dei falsi maestri progressisti che dell’uomo e della sua potenza hanno decretato la morte e la marginalità.