Rifarsi la verginità. Giampaolo Pansa torna al Corriere e gli offre il dileggio di Giorgio Almirante
Giampaolo Pansa come un troll qualsiasi sulla rete per dileggiare Giorgio Almirante. Lo storico ricompare sul Corriere della Sera, accolto con una rubrica intitolata come se fosse stato in guerra (“ritorno in via Solferino”) e il primo pezzo che offre è scorticare lo scomparso leader missino.
Un articolo brutale, senza un perché. Bravo Pansa, gli avranno detto, “era ora che facessi scoprire al mondo che Almirante era divorziato e risposato”. Ma al Corriere non avevano da raccontare storie di leader politici che invece ingrassavano rubando con fior di tangenti sulle famiglie altrui, quelle italiane, quelle di noi tutti?
Quanto piaceva ad Almirante scrivere sul Secolo…
Un racconto penoso rispetto alla statura di un leader che resta immortale nella storia della comunità nazionale. Per carità, la storia di Pansa si ferma persino a svelare – e chissà quanto è vero – la pessima considerazione che il predecessore di Almirante, Arturo Michelini, aveva per il Secolo d’Italia: “Che ti importa, lo legge il mio cameriere”. Anche se reale, Pansa nega ai suoi ritrovati lettori il diritto di sapere che invece Almirante amava questo giornale con i suoi articoli alla macchina per scrivere a spazio uno tra una riga e quella successiva. E non disprezzava certo chi lavorava in casa per la sua famiglia.
Pansa e l’autolegio
Poi, l’eroismo di Pansa, che si autoelogia perché proprio sul divorzio osò domandare al leader perché appoggiasse il referendum di Fanfani. “Fu una bolgia”, gode oggi lo scrittore, dando l’idea che Almirante non accettasse domande. Quante gliene hanno fatte, caro Pansa, e molto più scomode, a quell’uomo. Ma che ne sai di una splendida vita per rispondere alle contumelie.
Invece no, per Pansa Almirante sbagliava pure le previsioni politiche. Certo, se si fosse messo a valutare le convenienze, come dicono in tanti, e magari avesse abbracciato la Dc, avrebbe fatto una fantastica carriera politica. Ma era un uomo coerente, di cui il figliol prodigo del Corriere disconosce i valori, e combatti per l’onore dell’Italia. L’onore, Pansa, l’onore…
Non scrivere di Almirante come uno dei centri sociali. Anche se occorre mettere da parte il coraggio che fu, questa roba è davvero rivoltante.
Un komunista resta tale e quale nel dileggiare l’avversario e non lesina nel trasformarsi in sciacallo affondando le sue fauci nel cadavere dell’onesto per strapparne il cuore e cervello come in uso nella dittatura staliniana comunista.
Quell’uomo è l’emblema della vergogna! Comunista ha scritto contro i comunisti, ora si permette di scrivere di Giorgio Almirante mentre non è degno neppure di nominarne il Nome. Un mistificatore professionista che per soldi avrebbe venduto sua madre!
scoraggiato sara’ ‘eta’ mah!!!
Più avanza l’età più si perde la lucidità della mente…è l’unica spiegazione possibile per un giornalista che fondamentalmente è vissuto nel suo smisurato ego !!