Salvini rischia il processo su Open Arms e Mare Jonio. Ma lui non molla: «I confini sono sacri»
Matteo Salvini rischia il processo per le vicende Open Arms e Mare Jonio. La procura della Repubblica di Palermo, infatti, ha trasmesso al Tribunale dei ministri il fascicolo a carico dell’ex ministro dell’Interno sul procedimento che riguarda la mancata concessione del POS alla nave Open Arms e, scrive il procuratore Francesco Lo Voi, come si legge nell’atto giudiziario diffuso dalla Lega, «della conseguente privazione della libertà personale in pregiudizio di numerosi migranti giunti nelle acque di Lampedusa». ILa vicenda va dal 14 al 20 agosto 2019.
Salvini e la querela di Mare Jonio
Al senatore Salvini è stata notificata anche l’apertura di un procedimento su querela di parte della società proprietaria del rimorchiatore Mare Jonio della ong Mediterranea, il cui capo missione era Luca Casarini. La procura della Repubblica di Roma, si legge ancora, «ha richiesto al collegio per i reati ministeriali di voler procedere ad accertamenti e indagini». I reati ipotizzati sono calunnia e diffamazione. Salvini commenta: «Ma in alcuni Tribunali non hanno problemi più importanti di cui occuparsi? Quando tornerò al governo, rifarò esattamente quello che ho fatto: i confini sono sacri, punto».
Che cosa succederà
Entro novanta giorni dal ricevimento degli atti, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, se non ritiene che si debba disporre l’archiviazione, il Tribunale trasmette il procedimento con relazione motivata al procuratore della Repubblica. Questo poi lo invia alla Camera competente per l’autorizzazione a procedere, qualora l’indagato sia parlamentare.
L’indagine
La procura di Agrigento ha indagato Salvini. Per l’accusa ha impedito ad agosto lo sbarco e poi trattenuto a bordo della Open Arms 164 migranti soccorsi in zona Sar libica. La vicenda fu sbloccata dal sequestro dell’imbarcazione. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio dispose il sequestro della nave per motivi sanitari. Quest’ultimo ad agosto aprì un’indagine a carico di ignoti per sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio. Solo due settimane fa, dopo aver iscritto Salvini nel registro degli indagati, ha trasmesso le carte ai colleghi di Palermo.