
Strage di Bologna, il riesame dà ragione al giornalista Leoni. Annullato il sequestro del cellulare
Il Tribunale del Riesame dà ragione al giornalista del Secolo d’Italia Silvio Leoni. E annulla il sequestro del suo telefono cellulare disposto dalla procura di Ancona, che lo ha indagato per minaccia e intromissione abusiva in sistema informatico. Il sequestro dopo che il cronista, nell’ambito di un servizio sulla strage di Bologna, aveva telefonato e inviato un messaggio al presidente della Corte d’Assise di Bologna Michele Leoni.
Strage di Bologna, sequestro annullato
La difesa di Leoni (avvocati Palleschi e Cutonilli) aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento cautelare. Gli avvocati avevano evidenziato tra l’altro come gli atti fossero stati trasmessi alla Procura di Ancona per via di una denuncia del giudice contro ignoti per un altro fatto, ovvero un danneggiamento all’automobile avvenuto prima della telefonata, mentre mancava del tutto una querela nei confronti del giornalista del Secolo, che stava semplicemente facendo il suo lavoro, e il magistrato non aveva mai dichiarato di essere stato minacciato.
Interrogazione dell’Intergruppo 2 agosto
Sul caso è intervenuta anche la politica. “Il giornalista Silvio Leoni, da sempre grande conoscitore delle dinamiche storiche legate al terrorismo nazionale ed internazionale operante in Italia negli anni della Guerra Fredda, ha la nostra completa solidarietà per le accuse rivolte dalla procura di Ancona. Leoni lavora da tempo sulla strage di Bologna e ha correttamente contattato un magistrato per informazioni, utilizzando il telefono e Whatsapp. I reati ipotizzati, intrusione abusiva in sistema informatico e minacce, sono procedibili solo per querela di parte, che ad oggi non è presente come certificato dal legale di Leoni”, dichiarano i parlamentari componenti dell’Intergruppo “2 agosto, la verità oltre il segreto sulla strage di Bologna”, Federico Mollicone, Carolina Varchi, Paola Frassinetti, Isabella Rauti, Galeazzo Bignami. “Annunciamo un quesito in commissione al ministro Bonafede a cui chiederemo di inviare degli ispettori alla procura di Ancona al fine di chiarire le modalità investigative che hanno portato al sequestro dello strumento di lavoro di Leoni, così da salvaguardare il lavoro giornalistico, svolto deontologicamente da Leoni, accertando quindi che i diritti costituzionali garantiti alla stampa non siano stati violati”.