Sulle autostrade governo senza rotta. E le concessioni sono diventate un affare per pochi

28 Nov 2019 10:09 - di Giuseppe Menardi

Nel dibattito sulle concessioni in materia di autostrade (e non solo) interviene e volentieri pubblichiamo il sen. ing. Giuseppe Menardi

Mi sembra opportuna la proposta del Presidente del Consiglio di revocare la concessione alle concessionarie se si dimostrerà la loro grave inadempienza contrattuale. Ma subito dopo aver licenziato i concessionari il Governo ha una alternativa realistica per gestire la rete autostradale italiana o come ci ha ormai abituato il Governo a trazione cinque stelle finirà in vacca? E’ certo un’espressione poco elegante ma esplicativa delle conseguenze già sperimentate su altri dossier come ILVA, Alitalia, ma anche TAV e TAP. Quest’ultime due risolte positivamente, ma dopo un estenuante stallo terminato solo, questa è la mia convinzione, con l’intervento decisivo di chi aveva il potere di dichiarare finita la partita della legislatura.

Autostrade ai privati per quattro motivi: un flop

Sarebbe molto interessante conoscere il piano del Governo. Perché almeno coloro che conservano un minimo di memoria storica, ricorderanno che le privatizzazioni delle concessioni autostradali avvennero sostanzialmente per quattro motivi. 1. La necessità dello Stato di fare cassa. 2. Il principio delle liberalizzazioni. 3. La migliore capacità del privato nella gestione delle opere. 4. L’allontanamento della politica dalle società “autostradali”, perché ritenuto, a torto o a ragione, luogo in cui crescevano a dismisura enormi conflitti di interessi. Ed era spesso terreno di coltura di affari loschi, già più volte smascherati nei primi anni novanta dalla magistratura. E’ sotto gli occhi di tutti che nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto. E’ vero, lo Stato ha fatto cassa ma le concessionarie si sono impadronite della gallina dalle uova d’oro. Infatti quanto pagato allo Stato fu un piccolo cip, rispetto ai miliardi di euro incassati dai concessionari.

E’ sempre monopolio

Le liberalizzazioni non si sono attuate perché l’attività autostradale è  esercitata ancora oggi in un sostanziale regime di monopolio. Tanto per la durata delle concessioni quanto spesso per il rinnovo delle stesse per altre decine di anni senza gara. I tragici fatti che hanno portato alla ribalta proprio l’affidabilità dei concessionari nel manutenere i manufatti e gestire le opere sono la smentita delle loro capacità e competenze in termini generali. Infine la politica non è mai uscita dalla conduzione delle società autostradali. Esse sono piene di ex politici che a vario titolo hanno importanti incarichi anche operativi. Qualche caso è più subdolo ma tutto italiano, perché c’è anche chi nominato dalla politica in un ente poi con una cinquantina di milioni ( soldi pubblici ) di quell’ente acquista azioni di una società autostradale e chissà perché viene nominato presidente del collegio sindacale della stessa società di cui è azionista.

La rete Anas

Nel corso degli anni e cioè dalla fine dell’ultimo decennio dello scorso secolo (periodo delle privatizzazioni) ad oggi molto è stato fatto dal punto di vista amministrativo ed istituzione per riorganizzare il settore delle strade. Infatti,insieme al trasferimento ai privati di buona parte delle autostrade, lo Stato (decreto Bassanini) pensò anche di regionalizzare molte delle strade ANAS con l’intento di avvicinare il gestore all’utente.

L’ANAS era ritenuto troppo centralista e lontano. Il risultato fu un enorme flop, e oggi metà Italia non ha mai adempiuto sostanzialmente alla regionalizzazione delle strade. Sono state lasciate in forme diverse al vecchio gestore (ANAS), mentre un’altra parte delle Regioni ha trasferito queste strade alle Provincie. Quest’ultime, dopo la soppressione delle medesime provincie, sono destinate ad essere considerate dal nuovo Ente gestore un peso enorme a cui deve pensare senza disporre delle competenze necessarie.

In questo quadro dissennato le infrastrutture stradali collassano e bisogna perciò pensare a mettere in sicurezza il patrimonio esistente ed eventualmente implementarlo con interventi nuovi oggi molto urgenti. Nel frattempo il Governo ha dato vita alla Agenzia nazionale per la sicurezza di strade, autostrade e ferrovie, che a detta del suo Direttore non è riuscito a “ rendere concreto l’avvio della Agenzia perché non ha mai avuto risposta alle istanze che ha presentato al Ministro delle Infrastrutture “.

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