Troppi tecnici da tastiera hanno detto la loro su Venezia. Ma il problema non si chiama MOSE

15 Nov 2019 13:10 - di Sante Perticaro

Da Sante Perticaro riceviamo su quanto accaduto a Venezia e volentieri pubblichiamo

Se il leone coronato è il serenissimo simbolo di Venezia, l’acqua alta è la leonessa che da sempre l’accompagna. Antiche pergamene ci ricordano che, ad esempio, nell’anno domini 855 l’acqua salmastra (un misto dolce-salato) era penetrata “nelle chiese e nelle case” e che – nel 1240 – “l’acqua invase le strade più che ad altezza d’uomo”. Insomma il fenomeno tra il 1250 ed il 1300 avvenne per 6 volte e, dal 1400 e il 1550, replicò almeno 18 volte.

Ci dispiace un pó contraddire i piccoli ruggiti dei leoncini da tastiera, ma a loro diciamo che l’acqua alta “è” Venezia. Non certo con la forza e nella dimensione dei giorni scorsi, ma i veneziani ci sono abituati fin da piccoli, come lo erano i loro padri, nonni, bisnonni e via discorrendo… Però questa volta (“acqua granda”) almeno tre circostanze avverse hanno agito, in beffarda sintonia contemporanea.

Ecco che cosa è successo in laguna

Le consistenti precipitazioni piovose (seppur non di straordinaria intensità, ce ne sono state di peggiori), si sono sommate alle acque reflue (da usi umani, industriali e agricoli). E hanno riempito – per mezzo dei fiumi che versano –  il “catino” lagunare. In beffarda, contemporanea sintonia, quel vento di scirocco, che soffia da sud, ha fatto sì che l’Adriatico respingesse tutta l’acqua che stava scendendo dal nord. E poi, all’incontrario, ne pressasse in alto una immensa quantità che non pochi danni ha creato lungo le fasce costiere litoranea nord-orientali (Istria ed ex-jugoslave incluse). Infine neppure le cosiddette “acque nere” permanentemente fluenti (derivanti da usi umani, industriali e agricoli) hanno potuto avere un armonico deflusso verso il mare.

Così si è pensato al Mose

1,2 e 3: questo è stato il patatrac che ha avuto nella città storica di Venezia il suo punto di incontro, anche come attenzione mediatica. Ripetiamo: non è stata la prima volta.  Per mitigare, non impedire ancora questo fenomeno (che si manifesta da sempre con tre gradi di consistenza: basso, medio e alto), fìor fiore di ingegneri idraulici e politici di tutti i colori si sono confrontati. E hanno trovato una soluzione che, quasi all’unanimità – perché ci devono pur essere delle emergenze che facciano ammainare le bandiere e sgonfiare i petti, quali il dolore e il pericolo supremo – ha preso il nome di “MOSE” (modulo sperimentale elettromeccanico). Un modello che è pure stato capace di saldare insieme le tre parole che sono diventate una sorta di mantra per le forze politiche veneziane: “gradualità”, “flessibilità” e “reversibilità”. Queste sono state i parametri di graduazione per intere generazioni di amministratori.
Ne rendiamo atto a tutti quanti.

L’opera servirà a rallentare la pressione delle acque

Ora il frutto di decenni (e fatti scandalosi, ma di quelle brutte pagine non ne vorremmo parlare, perché ci distrae. Li arrestino, li mandino in miseria e pure buttino le chiavi delle celle) di lavoro è quasi pronto per essere messo in moto.  Esso non impedirà l’acqua alta (non è stato ideato e progettato per questo), precisiamolo subito, ma semplicemente raggiungerà il suo scopo di rallentare l’afflusso proveniente dal mare; confidando che i tempi così diluiti, consentendo il regolare deflusso alle acque provenienti dagli insediamenti interni, permettano il miracolo. Di tal guisa la ripetizione di numero delle acque alte basse e medie, almeno, dovrebbe essere di molto ridotto.

Quella di alcuni giorni fa era di una tipologia di evento fenomenologia diverso. Il MOSE non è stato calibrato per ovviare le “acque grandi”. E bene ha fatto il Magistrato alle Acque a non rischiare di accenderlo quando ancora non ha avuto sperimentazione. Perché non deve prevalere l’emotività dei “leoni da tastiera”.  Essa avrebbe portato al patatrac di una macchina che non è calibrata per quella tipologia di maree. Oltre che essere costata milioni ai contribuenti italiani: sarebbe stato questo sì un macello. Quindi, per quanto ci sanguini il cuore, non possiamo che trovarci in pieno accordo con la decisione del Magistrato alle Acque di Venezia.

Commenti

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  • Pacchia 16 Novembre 2019

    Sono un gatto da tastiera. L’alto Adriatico ha le maggioe escursioni di marea del Mediterrraneo, Nell’autunno le maree sigizie (effetti in fase di attrazione Sole-Luna) più una configurazione a “canale” dell’Adratico sommano, contro un ostacolo fisso, l’onda di marea.con lponda che giunge. Il MOSE è per bloccare il trasitorio, mentre le acque continue, provenienti da Terra innalzerà di parecchi centimtri la Laguna. Siamo di fronte alla somma di due transitori, uno lento da Terre di decimetri-metro della durata di alcuni giorni e uno dal Mare, del mezzometro, metro e mezzo della durata di ore, ripetendosi in picchi successivi, La corrente attraverso la bocca di Lido lo dice. I professori di idraulica ce lo insegnano con tanto di numeri e integrale di convoluzione, le tabelle di marea sono precise alle decine di centimetri. La varibile è la condimeteo con vento e con pressione atmosferica (10 millibar sono 10 cm di acqua del mare. Il grosso errore NON è nella cocazione del MOSE, è nella sua progettazione tecnica, rimasta in mano a illustri teorici dediti alla novità: in Olanda, in Germania le chiuse esistono da prima delle prima guerra le barche porta dei bacini navali (ben più piccole però) sono efficienti. In tutta altra configurazione ripeto TUTTA ALTRA CONFIGURAZIONE e funzionano benissimo da decenni, qualcuna da un secolo. Le paratie del MOSE si incastrano per sedimenti, attriti e scarsa forza di solelvamento a vincerli. Errore nll’architettura iniziale, noto dal 1998 chi il presente gatto da tastiera sappia.

  • Max Mary 16 Novembre 2019

    Come sempre in Italia dobbiamo essere “diversi”!
    Tra tutti i sistemi sperimentati nel mondo tra cui alcuni validissimi da cui prendere esempio, NO in Italia dobbiamo “creare” una soluzione diversa, basata su soluzioni puramente teoriche e ben distanti da una reale funzionalità.
    Ma il principio del “buon senso” e di saper umilmente accettare soluzione valide anche se non nostre quando mai sarà applicato dall’incompetente classe politica che ci governa?