
Alan Kurdi, il sindaco di Pozzallo ne è convinto: quello di ieri è stato uno sbarco «atipico»…
L’attracco della Alan Kurdi non è stato uno sbarco come tutti gli altri. I tanti, tantissimi altri che si sono ripetuti da anni a questa parte. Stavolta, per stessa ammissione del sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, c’è qualcosa di «atipico». A partire dal fatto che, fa sapere il primo cittadino del Ragusano, «gli immigrati sbarcati ieri erano vestiti bene. Abbastanza puliti. E non affetti da scabbia»…
Sbarco della Alan Kurdi, il sindaco di Pozzallo: è stato «atipico»
Insomma, a Pozzallo, sindaco e cittadini se ne intendono di sbarchi. E non da ieri. Dinamiche. Tempistiche. Funzionamento della macchina dell’accoglienza tra visite mediche, controlli di polizia, ospitalità. Eppure, i 32 migranti sbarcati ieri dalla Alan Kurdi, spiega Ammatuna, «non avevano nulla a che fare con le decine di migliaia di immigrati che abbiamo accolto in questi anni. Da quelle navi è sempre scesa gente disperata, sporca, con addosso i segni delle torture». Non ieri, lascia intendere il primo cittadino nel commentare e cercare di spiegare l’autorizzazione del Viminale alla nave della Ong tedesca Sea Eye. Dichiarazioni, quelle del sindaco di Pozzallo, rilasciate a Radio Cusano Campus che, nel rimarcare come gli immigrati scesi 24ore fa dalla Alan Kurdi, fossero tutti in buone condizioni. Apparentemente persone forti di un’ottima istruzione. E comunque, come riporta anche Il Giornale in queste ore, fortunatamente prive di «segni di disidratazione o di violenze», risulta chiaro come qualcosa di nuovo si stia verificando sul fronte dei flussi migratori.
Qualcosa sta cambiando nei flussi e nello scacchiere libico e l’Italia…
«È l’aspetto più tangibile – ha aggiunto il sindaco di Pozzallo – che qualcosa sta cambiando. Che la guerra in Libia ha assunto connotati esasperati». Ed in effetti, di atipicità nell’approdo di domenica ce ne sono più di qualcuna: a partire dal fatto che gli stranieri sbarcati nel ragusano erano tutti libici. «Una circostanza questa – sottolinea Il Giornale – molto rara, ma in aumento». E del resto, lo stesso Ammatuna nell’intervista radiofonica spiega: «Qualcosa sta cambiando. La guerra in Libia ha assunto connotati esasperati. L’Italia ha il dovere di seguire con molta attenzione la Libia perché si trova di fronte a noi ed è un Paese in cui abbiamo interessi economici strategici». Motivazione importantissima, a cui va aggiunto anche che l’incubo dell’arrivo dei miliziani jihadisti dalla Siria. Come il progressivo coinvolgimento della Turchia sullo scacchiere libico, sta inducendo tutti quei profughi in fuga dalla guerra e dal terrore islamista. Cittadini che nella polveriera libica hanno tutto da perdere. E questo per il nostro Paese, dirimpettaio, è un fenomeno da monitorare. E contenere. Continuamente.