America sotto choc per l’attentato al rabbino. La condanna di Trump: «Gesto raccapricciante»
L’aggettivo più gettonato è «raccapricciante». Lo ha pronunciato anche Donald Trump per condannare il feroce attacco a colpi di machete con cui Thomas Grafton, un 47enne afroamericano, ha gravemente ferito cinque ebrei nella casa di Chaim Rottenberg, rabbino di Monsey, località poco distante da New York. Ed è già un miracolo se il bilancio non è ancora più pesante. La casa del rabbino, infatti, era piena di persone che là festeggiavano la settima notte di Hanukkah. «Dobbiamo unirci tutti per combattere, affrontare e sradicare la piaga malvagia dell’antisemitismo», ha detto ancora Trump, che della difesa di Israele ha fatto uno dei punti più chiari della propria azione di governo. Prima di lui era stato Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, a condannare il gesto di Grafton bollandolo come «spregevole e codardo».
L’aggressore, Thomas Grafton, è afroamericano
Grafton è stato arrestato dopo una breve nel quartiere di Harlem, lo storico quartiere nero di Manhattan. Quando gli hanno messo le manette ai polsi, era tutto coperto di sangue. Prima di oggi non era mai finito in manette e, secondo le fonti di intelligence, avrebbe agito da solo. Non è ancora chiaro se il suo gesto contro gli ospiti del rabbino sia stato decodificato come «atto terroristico». Chiara, invece, la matrice antisionista del suo gesto. Monsey, infatti, è una cittadina simbolo dell’ebraismo. Dei suoi scarsi 18mila abitanti, infatti, per il 31 per cento è di religione ebraica. Ed è esattamente lì che c’è, in percentuale, una tra le più alte concentrazioni di ortodossi di tutti gli Usa.
È entrato nella casa del rabbino armato di machete
La casa del rabbino è proprio vicino alla sinagoga. L’afroamericano vi è entrato con la consapevolezza che avrebbe sparso sangue solo agitando il proprio machete. Dei cinque feriti, tutti ebrei chassidisti, due si trovano ora ricoverati in ospedale e sono in gravi condizioni.«Non abbiamo avuto il tempo di reagire», racconta il 65enne Aron Kohn. L’uomo è ancora sconvolto. Dell’aggressore ricorda che aveva il volto coperto da una sciarpa mentre brandiva nelle mani un coltello che aveva «la dimensione di un manico di scopa».