Blitz del Blocco studentesco contro la sede milanese di Facebook: è liberticida
Sullo striscione del Blocco studentesco c’era scritto: “Facebook censura il libero pensiero. Ieri i militanti del Blocco Studentesco hanno preso di mira la sede di Facebook a Milano, in piazza Missori, con un vero e proprio blitz. A scatenare il flash mob dimostrativo la decisione della multinazionale di eliminare ogni tipo di attività del movimento sui social. ”Quella di Facebook – spiega una nota del movimento – è una decisione gravissima che mina la libertà di espressione. E si arroga il diritto di giudicare la legalità o meno di un movimento senza aver nessun ruolo per farlo. Il fatto che si tratti di un’azienda privata non significa che non debba rispettare la legislazione italiana in merito a libertà di espressione, stampa e pensiero”.
Facebook strumento di logiche mondialiste
La scelta di andare in piazza “vuole riportare l’attenzione su un tema che non può più essere ignorato né tanto meno lasciato alla logica del liberalismo sfrenato. Continueremo a far sentire la nostra voce, come baluardo di libertà, e soprattutto come avanguardia. E presenteremo noi stessi una proposta di legge in merito”, aggiunge. Il Blocco studentesco parla della “più grande alleanza di poteri del globo. Sinistra, antifascismo militante, magistratura, Unione europea, Stati Uniti, ong, finanza internazionale, chiesa cattolica, Facebook… I media mainstream sono già all’opera come servizio di presidio permanente al nuovo (o vecchio) status quo mentre il sig. Zuckerberg ha dato il giro di vite finale a quest’enorme macchina”.
E i colossi del web incassano 850 mld di euro
Intanto non si ferma la crescita dei colossi del web e del software. Nel 2018 il fatturato complessivo dei primi 25 gruppi mondiali ha toccato quota 850 miliardi di euro, con una crescita del 24,5% sul 2017 e del 109,7% sul 2014. Staccando di diverse lunghezze le multinazionali manifatturiere che rispetto al 2014 hanno registrato un incremento del fatturato del 13%. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto sul settore websoft dell’Area Studi di Mediobanca, che comprende 25 gruppi con un fatturato superiore agli 8 miliardi di euro, colossi del calibro di Amazon, Alphabet, la holding di Google, Microsoft, Facebook e Netflix e le cinesi Jd, Alibaba, Tencent e Netease.