Giuseppe Ungaretti voleva il Nobel ad ogni costo. L’amarezza quando fu assegnato a Hemingway
Giuseppe Ungaretti era convinto di meritare il Premio Nobel per la Letteratura. Dopo aver ricevuto i tributi ricevuti a Parigi per la traduzione in francese delle raccolte poetiche “L’allegria”, “Sentimento del tempo”, “Il dolore”, “La terra promessa” e “Un grido e paesaggi”. Era il 1954. Per raggiungere l’obiettivo il poeta si dette un gran da fare. Il poeta contattò in via riservata uomini di cultura italiani e stranieri. E anche accademici, editori. E ancora anche politici, come l’allora ministro degli Esteri, Attilio Piccioni. Il tutto per cercare di ottenere una candidatura ufficiale da parte del governo italiano. Ungaretti fu così più volte candidato ma non ricevette mai il Nobel. Nonostante le forti pressioni esercitate sull’Accademia Reale Svedese. Premio conquistato invece da altri due poeti italiani, Salvatore Quasimodo (1959) e poi da Eugenio Montale (1975). La vicenda è ricostruita, sulla base dei carteggi, dal ricercatore Claudio Auria nel libro La vita nascosta di Giuseppe Ungaretti. Appena pubblicato dall’editore Le Monnier (pagine 464, 29 euro). Auria consegna per la prima volta un profilo ‘integrale’ di Giuseppe Ungaretti, con molti aspetti inediti. Il tutto grazie alle informazioni già disponibili, alle testimonianze di coloro che gli furono vicini e alle fonti presenti in archivio.