Il 48% degli italiani ha paura e vuole un “uomo forte” al potere. Il rapporto Censis
L’uomo forte al potere, il venir meno dei pilastri che rendevano “sicura” la vita familiare. La paura di finire in un tunnel. È l’incertezza lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro. Il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista. È quanto emerge dal 53esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Un rapporto da cui si evince anche che, nonostante tutto, gli italiani non hanno ancora perso “il furore di vivere”.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Secondo il Censis hanno inciso le difficoltà del welfare pubblico. Quindi, l’ansia d0vuta all’idea di dover fare da soli rispetto a bisogni non più coperti come in passato. A questo si è aggiunto il rischio di un possibile declassamento sociale. Del resto, la nuova occupazione segna un andamento negativo di retribuzioni e redditi. Così il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale sia bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale. Invece, il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme la scivolata in basso. Infine, gli italiani hanno dovuto rinunciare ai due pilastri della sicurezza familiare, il mattone e i Bot.
“Vogliamo un uomo forte al potere”
Oggi solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra. Il 76% non ha fiducia nei partiti (e la percentuale sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia. Sono i segnali dello smottamento del consenso, che coinvolge soprattutto la parte bassa della scala sociale. E apre la strada all’attesa dell’uomo forte, che tutto risolve.Il 48% degli italiani oggi dichiara che ci vorrebbe un “uomo forte al potere” che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni (e il dato sale al 56% tra le persone con redditi bassi, al 67% tra gli operai).
La politica in tv
Le cronache della politica nazionale registrano l’interesse del 42% della popolazione. Superano le voci classiche dei palinsesti come lo sport (29%) o la cronaca nera (26%) e rosa (18%). Nelle diete informative una importanza ancora minore è attribuita alle notizie economiche (15%) e soprattutto alla politica estera (10%). Ma questo ritrovato interesse nasce dalle ceneri di un disincanto generalizzato. Si guarda la politica in tv come fosse una fiction. Cresce la sfiducia e sale l’idea dell’uomo forte al potere.
La resilienza opportunistica
Dal 2011 la ricchezza immobiliare delle famiglie ha subito una decurtazione del 12,6% in termini reali. Secondo il Censis, il 61% degli italiani non comprerebbe più i Bot, visti i rendimenti microscopici. Nel contempo non è arrivata l’offerta di percorrere insieme nuovi sentieri di crescita. Anzi, secondo il 74% nei prossimi anni l’economia continuerà a oscillare tra mini-crescita e stagnazione. Il 26% è sicuro che è in arrivo una nuova recessione. Contando di fatto solo sulle proprie forze, gli italiani hanno quindi messo in campo stratagemmi individuali. Hanno cercato di porre una diga per arrestare la frana verso il basso. La loro reazione vitale ha generato una formidabile resilienza opportunistica. Si va dall’attenzione nei consumi al cash accumulato in chiave difensiva. Purtroppo, anche il “nero”, a volte di sopravvivenza.
L’ansia, lo stress e la sfiducia
Lo stress esistenziale si manifesta con sintomi evidenti in una sorta di sindrome da stress post-traumatico. Nel corso dell’anno il 74% degli italiani si è sentito molto stressato per questioni familiari, per il lavoro o senza un motivo preciso. E secondo il 69% l’Italia è ormai un Paese in stato d’ansia. Del resto, nel giro di tre anni (2015-2018) il consumo di ansiolitici e sedativi è aumentato del 23%. Gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800.000 di più di tre anni fa). Cresce la diffidenza. Il 75% degli italiani non si fida più degli altri. Il 49% ha subìto nel corso dell’anno una prepotenza in un luogo pubblico (insulti, spintoni). Il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente e il 26% ha litigato con qualcuno per strada.
Il lavoro e il part time
Il bilancio dell’occupazione è dato da una riduzione di 867.000 occupati a tempo pieno e un aumento di 1,2 milioni di occupati a tempo parziale. Nel periodo 2007-2018 il part time è aumentato del 38%. Oggi un lavoratore ogni cinque ha un impiego a metà tempo. Ancora più critico è il dato del part time involontario, che riguarda 2,7 milioni di lavoratori. E tra i giovani lavoratori il part time involontario è aumentato del 71,6% dal 2007.
Uomo inteso in senso biologico, quindi comprensivo del termine donna. Ebbene una donna forte e determinata l’abbiamo: Giorgia Meloni.
Auspico una dittatura democratica, e credetemi è possibile, che dia di nuovo lustro all’Italia e autonomia nazionale. Non è necessario uscire dall’Europa; è necessario che la politica europea cambi.