Il Movimento Sociale compie 73 anni. Storia e origini di un partito davvero “differente”

26 Dic 2019 17:27 - di Antonio Pannullo
movimento sociale

Il Movimento Sociale Italiano oggi compirebbe 73 anni. Una vita, per una persona, tre o quattro generazioni per un movimento politico. Nacque infatti il 26 gennaio 1946, a pochi mesi dalla fine della guerra. A opera anche di un gruppo di combattenti della Repubblica Sociale, tra cui ricordiamo solo Arturo Michelini, Pino Romualdi, Nino Buttazzoni, Giovanni Tonelli, Biagio Pace, Giorgio Bacchi, Ezio Maria Gray, Giorgio Almirante, Cesco Giulio Baghino, Carlo Costamagna, Roberto Mieville, Nino Tripodi. Anche altri, meno noti, tra cui il primo segretario del partito Giacinto Trevisonno, parteciparono. O alla riunione del 26 dicembre nello studio del padre di Michelini o alle numerose riunioni preparatorie. L’intento era quello di non arrendersi, e anche di non vanificare la lotta della Rsi e del governo fascista. Il pugno di uomini che dettero vita al Msi intendevano non solo riproporre le istanze sociali del fascismo ma anche essere custodi della memoria di un’esperienza straordinaria.

Molti non condannavano il fascismo: e arrivò il Movimento

In realtà in Italia c’erano ancora molte persone che riconoscevano al fascismo una sua dignità e un suo valore storico. Certo, la guerra aveva cambiato molte cose, molti non credevano più nel fascismo ritenendolo responsabile di lutti e distruzioni. Ma molti altri assolvevano il fascismo da queste colpe e lo ritenevano uno strumento politico e sociale ancora validissimo. Tra questi, quel pugno di ex combattenti che dette vita al Msi, l’esperienza politica più straordinaria del dopoguerra. Un partito non partito, un movimento culturale e sociale che non voleva restaurare il fascismo ma neanche rinnegarlo. Come disse al Congresso del 1948 Augusto De Marsanich con una felice intuizione.

Quel 26 dicembre si riunirono tutte le anime del fascismo

Subito dopo la guerra erano sorte dal nulla decine di riviste fasciste, come Rivolta Ideale, Rosso e Nero, Rataplàn, Fracassa e moltissime altre, i cui direttori parteciparono alle riunioni preparatorie. Così come erano sorti gruppetti e gruppuscoli di fascisti un po’ in tutta Italia. Come il Fronte dell’Italiano, il Movimento Italiano di Unità Sociale, da cui probabilmente prese nome il Msi, i Gruppi nazionalisti, i Reduci indipendenti… Ma solo quel gruppo riuscì a coagulare le diverse anime, spesso litigiose, dei fascisti sconfitti. Ovviamente il Msi non ebbe vita facile sin da subito. Già ai comizi per le elezioni del 1948 di registrarono scontri e tumulti. Gli uomini del Msi spesso parlavano da palchi improvvisati, tra cariche della polizia e dei comunisti, le loro sedi venivano incendiate, i loro militanti aggrediti e talvolta uccisi.

Il Msi fu sempre un partito differente

Ma andarono avanti, nessuno si tirò indietro dalla battaglia. Perché davvero il Msi era un partito differente. A un certo punto si capì che la vittoria non gli avrebbe mai arriso, ma non per questo gli attivisti e i quadri scapparono. Questa è la differenza con gli altri partiti. Là quando le cose non vanno si abbandona la nave o la si cambia. Nel Msi si faceva quadrato, si rimaneva coi propri camerati e si faceva fronte a tutto. Come nella Repubblica Sociale. L’esempio è quello di Rodolfo Graziani, che accettò di diventare comandante in capo delle truppe della Rsi nonostante sapesse benissimo che si andava incontro alla sconfitta totale. Per il Msi le cose andarono un po’ meglio: i loro uomini riuscirono ad andare al governo e oggi diversi missini siedono in Parlamento. Ma ciò non sarebbe stato possibile senza l’abnegazione e il coraggio dei militanti che malgrado la persecuzione di comunisti, terroristi e di istituzioni, non si arresero mai.

Un pensiero riconoscente a tutti coloro che lottarono

Per questo nel giorno del compleanno del Msi un pensiero riverente deve andare a tutti gli attivisti e in particolare a coloro che sono rimasti feriti o uccisi. A coloro i cui genitori hanno dovuto vendere le case per pagare gli avvocati, a quelli che sono stati in carcere, a quelli che si sono visti negare accesso a studi e lavoro a causa della loro fede. Il Msi ha rappresentato, più che un partito, uno stile di vita, la fedeltà a un’idea e a una comunità che gli irlandesi chiamerebbero brotherhood. Sì, era un partito davvero differente.

Commenti

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  • FRANCO MARTIGNETTI 5 Gennaio 2020

    Sono stato e sarò sempre un missino.

  • RiccardO 27 Dicembre 2019

    GRAZIE GIORGIO ….. RIPOSA IN PACE !!!

  • Cinzia 27 Dicembre 2019

    Che futuro luminoso per il movimento sociale se taluni non lo avessero asservito e svenduto al mero tornaconto personale. Malgrado ciò ci siamo cresciuti e ne abbiamo rispetto

  • avv.alessandro ballicu 27 Dicembre 2019

    se quel traditore di fini non lo avesse distrutto oggi non ci sarebbe nè una lega così forte nè i 5 stelle così numerosi ma il msi avrebbe la maggioranza

  • Giuseppe Malaisi 27 Dicembre 2019

    Non rimprovero nulla a queste persone che rimasero fedeli ad un ideale al contrario di tanti altri che consapevoli dell’imminente sconfitta rividero le loro posizioni riguardo al ventennio.
    Ciò che non potrò mai accettare come italiano è la vergogna delle leggi razziali : pur non avendone alcuna colpa essendo nato dopo la fine della guerra quelle leggi restano una macchia indelebile per tutti coloro che volenti o nolenti le accettarono senza mai fare ammenda anche a distanza di tempo.

  • Carlo 27 Dicembre 2019

    Il MSI fu un partito del quale ci sarebbe bisogno oggi, ma qualcuno lo svendette, lo distrusse…

  • Rossi Agostino 27 Dicembre 2019

    Conservo ancora la tessera nel cassetto ma sopratutto nel cuore

  • PAOLO GRAFFIGNA 27 Dicembre 2019

    Soltanto una piccola svista…..all’inizio dell’articolo avete scritto “26 gennaio 1946” mentre era il 26 dicembre di quello stesso anno,come si precisa nel seguito del’articolo.

  • Alessio Rubatto 26 Dicembre 2019

    Arturo Michelini, Pino Romualdi, Nino Buttazzoni, Giovanni Tonelli, Biagio Pace, Giorgio Bacchi, Ezio Maria Gray, Giorgio Almirante, Cesco Giulio Baghino, Carlo Costamagna, Roberto Mieville, Nino Tripodi. Grazie.
    Grazie per quello che avete insegnato a noi (ex)giovani di quegli anni, ho avuto il privilegio di vedere e sentire l’On. Almirante, mio padre era in primafila al suo addio, tutt’oggi mi piange il cuore nel vedere che non ci sono più politici come voi. A Noi!

  • Tiziano Grilli 26 Dicembre 2019

    Anni memorabili