Marocchino tentò di investire la figlia ventenne troppo occidentale. Condannato a dieci anni

12 Dic 2019 16:43 - di Redazione
Marocchino condannato a dieci anni a Vercelli (nella foto la sede del Tribunale) per aver tentato di investire la figlia

Il Tribunale di Vercelli ha condannato a 10 anni di carcere El Mustafa Hayan, il marocchino di 53 anni che il 15 marzo scorso tentò di investire la figlia di 20 anni, Miriam, a Livorno Ferraris.

Per l’accusa il marocchino avrebbe tentato di travolgere la ragazza volontariamente. Perché, secondo i magistrati, voleva “punirla” a causa della sua voglia di indipendenza. E per la sua volontà di vivere all’italiana.
La severa sentenza emessa nei confronti del marocchino, accusato di tentato omicidio e maltrattamenti, è arrivata questa mattina. L’ha letta in aula il  giudice del Tribunale di Vercelli.

La Procura di Vercelli aveva chiesto una condanna a 13 anni per l’uomo. Che aveva definito «padre padrone, che reagiva in modo spropositato durante i litigi con la figlia».

Nelle precedenti udienze il marocchino si era difeso sostenendo che non aveva alcuna intenzione di investire la figlia. Né, tanto meno, lo aveva fatto per frenare la sua intraprendenza e la sua voglia di autonomia.
La tesi difensiva del marocchino era stata che aveva solo cercato di fermarla per chiedere dove stesse andando.

«La sentenza è molto severa. Ma, comunque, inferiore alla richiesta del pm – sostengono i difensori di Hayan, gli avvocati Fabio Merlo e Andrea Fontana -; attendiamo di leggere le motivazioni ma sicuramente faremo appello».

Il 18 marzo scorso il marocchino, che era disoccupato da un anno, si era giustificato cercando di ridimensionare la vicenda. Ed aveva sostenuto di fronte al magistrato «di non aver mai messo le mani addosso a mia figlia».

«Sono severo – aveva ammesso El Mustafa Hayan – ma lo faccio per il bene dei miei figli».

Nella sua requisitoria il pm aveva detto che il marocchino «reagiva in maniera spropositata durante i litigi con la figlia. L’imputato non ha compreso la gravità dei fatti. E la sua versione non trova fondamento nella realtà».
Nel corso del processo il 53enne marocchino ha ribadito che non intendeva investire la figlia, Miriam: «Si è presa paura e si è buttata sull’auto».

Secondo i legali di Hayan, Fabio Merlo e Andrea Fontana, non ci sono riscontri sulla volontà dell’uomo di uccidere la ragazza. E avevano chiesto la sua assoluzione. O la riqualificazione del reato in lesioni colpose o dolose. Ma i giudici sono stati di tutt’altro avviso.

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