Meno di 315 euro per 231 mq: Gasparri costringe il governo a fare chiarezza sulla casa della Trenta
Ora, senza voler entrare nel merito dell’incarico di “particolare rilevanza” del marito dell’ex ministro, c’è da notare che tra la zona di San Giovanni in Laterano, dove sorge la casa ministeriale, e quella del Pigneto, dove c’è quella di famiglia, passano 3-4 chilometri e una decina di minuti di distanza. Non proprio, insomma, un tragitto che richieda un trasferimento. Ma tant’è.
L’amarezza di Gasparri
“Non mi stupisco della Trenta. Lo squallore del personaggio – ha detto Gasparri al Secolo – è emerso fin dalle prime battute, mi aspetto questo e anche peggio. Mi meraviglia che nessuno l’abbia sconsigliata dal fare questa azione. Che nessuno della struttura le abbia messo una mano sulla spalla e le abbia detto che non si poteva fare. Per me lei vale zero, ma la struttura no. Ha ben altra qualità. Mi amareggia – ha spiegato il senatore azzurro – riscontrare che ci sia stato un tale servilismo da impedire di bloccare un’azione palesemente fuori dalle regole”.
Un canone da 314 euro per una casa di 231,9 metri quadri
Altro elemento che su cui l’interrogazione di Gasparri ha portato chiarezza sono i numeri di questa vicenda. Quelli dei metri quadri e quelli dell’affitto. Anzi, spiega la risposta del ministro, del “canone mensile (e non di un affitto)”. Comunque lo si voglia chiamare, l’esborso per occupare quella casa era di 141,76 euro al mese per il “canone” e di 173,19 “per l’utilizzo del mobilio”. Dunque, non i già ridicoli 540 euro al mese di cui parlò la Trenta, ma gli imbarazzanti 314,95 di cui si ebbe notizia dalle indiscrezioni. Per una casa non di 180metri quadri, come si disse, ma di 231,9 mq, come risulta dagli atti.
Un’altra eccezione per la famiglia Trenta-Passarelli?
Ci sono un altro paio di circostanze, poi, che danno da pensare. La prima è che, secondo quanto spiega Guerini, le istanze per quel tipo di casa “non sono presentate con riferimento a uno specifico alloggio”, ma a una “unità abitativa della tipologia in questione”. Dunque, il maggiore Passarelli fece richiesta per una casa qualsiasi di quel tipo e casualmente gli venne assegnata proprio quella in cui già abitava? O, forse, nella sua istanza poté giovarsi del fatto che già abitava in quella casa in virtù del fatto che la moglie era stata ministro? Insomma, fu beneficiato dal caso o da una qualche altra forma di “eccezione”?
Smascherati gli (ex) anti casta
Infine, un altro interrogativo. Quella casa assegnata alla famiglia del Trenta-Passarelli poteva andare a un’altra famiglia, che magari di case a Roma di proprietà non ne aveva? La risposta di Guerini ha chiarito che gli alloggi disponibili per quella categoria di case sono più delle richieste. D’altra parte, quelli che non vengono assegnati finiscono in un’altra categoria: “Gli alloggi di servizio di temporanea sistemazione per le famiglie dei militari, per cui sono previste obbligatoriamente specifiche graduatorie”. Insomma, da quello che si capisce, l’eventuale danno dell’assegnazione di quella casa ai Trenta-Passarelli non dovrebbe aver colpito graduati e funzionari con incarichi di “particolare rilevanza”, ma militari con minori garanzie e privilegi. E poi parlano di casta…