Sovranismo a più mani: così nasce il nuovo pensiero politico
Siamo abituati a pensare che i fenomeni politici siano preceduti da una gestazione teorica. Più o meno lunga. Più o meno sofisticata. L’irruzione sulla scena del sovranismo ci conduce ora a ribaltare questa impostazione. Prima viene la prassi e poi la teoria. La prassi è quella di un moto di rabbia che attraversa da qualche anno gli elettori e la società dell’Occidente. Un moto spontaneo per l’esproprio della sovranità popolare da parte di oligarchie e tecnocrazie finanziarie nel tempo della globalizzazione. Un fenomeno eterogeneo ma potente. E, a quanto pare, inarrestabile. Un fenomeno, soprattutto, di lungo periodo. Con buona pace di propagandisti e rappresentanti del pensiero dominante.
Ciò non toglie però che la teoria sia necessaria. E questo per rendere possibile un’alternativa di sistema. Il sovranismo deve passare dalla ribellione alla rivoluzione. L’uso di questa parola, rivoluzione, non va inteso come un’iperbole retorica. Ma come il richiamo alla necessità di permettere uno sbocco concreto alla diffusa ansia di cambiamento e rigenerazione. Del resto, le grandi trasformazioni avvengono prima nelle menti di milioni di persone e poi nelle strutture delle società. La sfida necessaria è oggi quella di preparare la cultura del sovranismo di governo, dando compiutezza al sovranismo dell’opposizione e della protesta.
Un contributo importante in tale direzione arriva dal volume a cura di Gianni Alemanno Sovranismo-Le radici e il progetto. Il libro è pubblicato da Historica Edizioni – Giubilei Regnani Editore (pp.438, euro 22).
È un’opera di notevole rilievo. Un’opera a cui partecipano 37 autori insieme con il curatore e con il prefatore, Marco Gervasoni. Si tratta di docenti universitari, scrittori, giornalisti, dirigenti politici. Per questa ricchezza di contributi, il libro è stato definito l’”encliclopedia del sovranismo”. In effetti questo grande movimento di idee risulta descritto nei suoi diversi aspetti politici, economici e storici.
Un lavoro corale
Il volume curato da Alemanno copre un vuoto di elaborazione che andava colmato. E questo soprattutto in questa fase di gestazione di un nuovo pensiero politico. Non che siano mancati i libri sull’argomento. Ma s’avvertiva il bisogno di un lavoro corale e di una riflessione a più voci. Come peraltro è nella tradizione “a più mani” cominciata a cavallo degli Anni Settanta e Ottanta con i convegni della Nuova Destra. Ed è bene sottolienare che anche questo volume nasce come sviluppo di un seminario che si è tenuto lo scorso anno.
«Questo libro- scrive Gervasoni – dispone al tempo stesso alla riflessione e all’azione». Offre «letture problematiche ma offre anche delle soluzioni che potrebbero essere percorse in diversi campi». Un grande contributo del libro è innanzi tutto quello di sfatare i falsi miti che circolano sul tema. Ad esempio quello di un movimento che punta a rinchiudere il Paese dentro le frontiere nazionali. Un movimento quindi che si fonda sulla “paura”. Non è così. E lo spiega chiaramente Alemanno nella relazione introduttiva. «Il sovranismo non rifiuta, quindi, i trattati. Rifiuta l’idea che questi divengano così vincolanti da non poter mai più rimessi in discussione o rescissi. Neppure quando si dimostrano negativi o vessatori per l’interesse nazionale». L’incredibile vicenda del Fondo salva Stati ce ne offre in tal senso la triste e lampante dimostrazione.
L’Italia –dice sempre il curatore del volume- non può ripartire «senza un duro negoziato con l’Unione Europea». Agli spiriti timorosi o sfiduciati Alemanno ricorda che l’Italia è «contributore netto dell’istituzioni europee». E che un «mercato europeo non è sostenibile senza l’Italia».
Il nostro Paese, le armi per far valere le proprie ragioni, ce le avrebbe. Eccome se ce le avrebbe. A dispetto di certi talebani dell’europeismo, per i quali tutto si ridurrebbe a conquistare la benevolenza della Commissione di Bruxelles.
Sovranismo vs globalismo
Il volume è diviso in due parti. Nella prima, dal titolo Globalismo e sovranismo, è tracciato il profilo della contrapposizione ideologica dell’odierna stagione storica. Da un lato il pensiero unico (e potenzialmente totalitario) della globalizzazione e dall’altro la cultura delle identità nazionali e della sovranità popolare. Il sovranismo è la forma politica della risposta popolare all’impoverimento delle società dell’Occidente. Un impoverimento non solo economico, ma culturale e, se vogliamo, anche esistenziale. Esistenziale perché, per milioni di giovani e di famiglie, le prospettive dell’esistenza si sono fatte anguste a causa di disoccupazione e precariato diffuso.
Gli autori presenti in questa parte del volume sono: Aldo Di Lello (La grande illusione), Diego Fusaro (L’essenza dell’Unione Europea) , Marco Cerreto (Nella giungla di Bruxelles), Pietrangelo Buttafuoco (L’irruzione dell’inaudito), Felice Costini (Il popolo contro le élite), Vito Ippedico e Antonio Rapisarda (Il virus si diffonde), Pier Paolo Saleri (Il denaro non governa), Alessandro Meluzzi e Benedetto Tusa (La Croce e la Mezzaluna), Gianfranco Gentetsu Tiberti (Tra Oriente e Occidente), Marcella Amadio (Il bisogno di confini), Antonio Rinaldi (Abbiamo ancora bisogno di Keynes), Eugenio D’Amico (Trump ci ha insegnato qualcosa?), Marco Rocco (Piedi per terra), Maurizio Giustinicchi (Sovranità, multinazionali e PMI), Simone Vieri (Sovranità alimentare e modelli di sviluppo), Domenico Campana (Sovranità alimentare e modelli di sviluppo).
Il movimento sovranista in Italia
Nella seconda parte del volume, che si intitola Il movimento sovranista in Italia, sono analizzati i motivi che hanno portato il nostro Paese a essere all’avanguardia del moto di reazione politica al globalismo.
Gli autori presenti in questa parte sono: Roberto Menia (La morte della Patria), Marcello De Angelis (Come siamo arrivati a questo punto), Romina Raponi (La sovranità appartiene al popolo), Salvatore Santangelo e Paolo Falliro (Italia globale, Italia sovrana), Mario Landolfi (Ritrovare un vertice), Gianluca Porta (L’inverno demografico), Antonio Tisci (Si riparte dal Sud), Annalisa Maregotto e Antonio Pasquini (Un’Italia veramente unita), Gian Maria Fara (Outlet Italia), Ferrante De Benedictis e Giorgio Ciardi (L’equivoco delle privatizzazioni e liberalizzazioni), Giovanni Zinni (L’impresa come comunità), Alberto Manelli (I mondi vitali delle comunità solidali), Gianluca Vignale (La Salute, un diritto in pericolo), Leonardo e Michele Giordano (L’emergenza educativa), Roberto Pecchioli (Sono Italiano, parlo Italiano), Domenico Naccari (La giustizia è amministrata in nome del popolo), Stefano Masi e Giulia Ciapparoni (La più bella e la più massacrata), ancora Stefano Masi con Cesare Mevoli (La “linea del Piave” dell’agricoltura italiana), Livio Proietti (La rappresentanza come base della sovranità), Franco Bevilacqua e Pino Scianò (Militanza sovranista), Claudio Barbaro (La Coalizione degli Italiani).
Contro la tirannia globalista
Il senso complessivo di tutti questi interventi è reagire all’impoverimento politico dell’Italia. Impoverimento politico perché la sovranità popolare è diventata un fantasma. Perché gli elettori non dispongono di un reale potere di condizionamento di governi e parlamenti. Perché governi e parlamenti stessi hanno margini di manovra e di intervento sempre più ristretti, dovendo concordare anche i più piccoli provvedimenti finanziari con i tecnocrati dell’Unione Europea, in una contrattazione estenuante, triste e misera. L’impoverimento politico è l’impoverimento delle prospettive. È la ristrettezza degli orizzonti. È l’impossibilità di pensare il futuro e di investire nel domani. Tutto si riduce a qualche decimale di deficit da strappare agli occhiuti ragionieri europei.
Il sistema di oppressione che è necessario smantellare è innanzi tutto un sistema ideologico, cioè un sistema che si fonda sulla manipolazione e sulla disinformazione degli oppressi. Occorre liberare le menti da concetti sbagliati e idee bugiarde. La tirannia globalista s’è insediata nelle menti. Ed è sempre nelle menti che rinasce la speranza.
bah, un sovranismo serio ha un unico e semplice oggetto: uscire dalla ue senza condizioni e senza pagare nulla, tutto il resto sono illusioni , pensate che l’italia di mussolini sarebbe mai entrata in una specie di confederazione ?