Coronavirus cinese, 26 i morti. Casi in Giappone, Corea e Formosa. La “Sars 2” potrebbe ora invadere l’Europa

24 Gen 2020 14:43 - di Domenico Bruni
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Coronavirus, è salito a 26 morti e 85 casi accertati in 29 province della Cina il bilancio dell’epidemia simile alla Sars. Lo riferisce la Commissione sanitaria nazionale cinese, spiegando che in venti province si registrano 1.072 casi sospetti. Riferendosi ai decessi, la commissione ha spiegato che 24 dei 26 morti si sono registrati nella zona centrale della provincia di Hubei .

Coronavirus, gli Usa al lavoro per il vaccino

Intanto potrebbe essere pronto tra tre mesi il vaccino contro il nuovo coronavirus. Lo hanno scritto Anthony Fauci, direttore dei National Institutes of Allergy and Infectious Diseases, e Catharine Paules, professore di malattie infettive. Nel testo si spiega che nel 2003, in seguito all’esplosione del virus della Sars, si sono compresi i tempi per lo svoluppo del vaccino e che ora gli scienziati sperano di muoversi ancora più velocemente, usando la tecnologia dell’Rna messaggero. Gli Stati Uniti e le istituzioni mediche cinesi stanno lavorando insieme per sviluppare un vaccino contro il nuovo coronavirus.

Casi anche in altri Paesi asiatici

Intanto Giappone, Corea del Sud e Taiwan confermano casi di coronavirus anche in quei Paesi. Il rischio di importazione di almeno un caso di coronavirus 2019-nCoV in Europa in 2 settimane va dal 33% al 70%. E il pericolo maggiore lo corrono Regno Unito (dal 9% al 24% a seconda dello scenario) e Germania (8-21%), seguite da Francia (5-13%), Italia (5-13%) e Spagna (4-11%). È la stima contenuta in uno studio preliminare dell’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica (Inserm), della Sorbonne Université e del Pierre Louis Institute of Epidemiology and Public Health, che precisano di aver analizzato la situazione con le sole informazioni disponibili al momento.

Alto il rischio di esportazione del coronavirus

Il rischio di importazione in Europa è stimato come la probabilità che almeno un caso venga portato dalle province infette in Europa in un periodo di 2 settimane. Il lavoro presenta due scenari: uno “a bassa esportazione”, per cui il tasso di esportazione di casi dalla Cina resterebbe di 7 ogni due settimane, lo stesso osservato prima del blocco dei voli da Wuhan; l’altro “ad alta esportazione”, compatibile con un aumento del numero di infezioni in Cina, e pari a circa 3 volte il tasso di base. In alcuni Paesi, poi, è probabile che si verifichino importazioni in aeroporti multipli (ad esempio Germania e Italia). In altri il rischio si concentra  negli aeroporti che servono la capitale (ad esempio a Londra contribuisce al 75% del rischio, e a Parigi contribuisce all’89%).

L’Europa occidentale, secondo gli esperti, corre un rischio maggiore rispetto all’Europa orientale e settentrionale. E per i primi 5 Paesi a maggior rischio di importazione, gli istogrammi mostrano  una ripartizione del contributo di rischio per aeroporto di arrivo. In Italia, secondo le proiezioni, sarebbe più a rischio Milano, seguita da Roma, Venezia e Bologna.

 

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