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epa08110990 Italian Foreign Minister Luigi Di Maio shakes hands with his Turkish counterpart Mevlut Cavusoglu (R) in Istanbul, Turkey, 07 January 2020. Regional crises, including Iran and Libya, are at the center of the talks. Di Maio is in Turkey for a one day visit.  EPA/ALESSANDRO DI MEO
epa08110990 Italian Foreign Minister Luigi Di Maio shakes hands with his Turkish counterpart Mevlut Cavusoglu (R) in Istanbul, Turkey, 07 January 2020. Regional crises, including Iran and Libya, are at the center of the talks. Di Maio is in Turkey for a one day visit. EPA/ALESSANDRO DI MEO

Di Maio alla Farnesina è come un ghiacciolo in mano a un esquimese: inutile

Politica - di Marzio Dalla Casta - 8 Gennaio 2020 - AGGIORNATO 8 Gennaio 2020 alle 19:07

Tranquilli, Luigi Di Maio c’è. E vigila su di noi e sulla nazione. Di più, dal proprio profilo Facebook informa che «seguiamo con particolare preoccupazione gli ultimi sviluppi e condanniamo l’attacco da parte di Teheran». Il plurale maiestatis sottolinea la consapevolezza da parte del nostro ministro degli Esteri della gravità dell’ora. Meno male, visto che l’ultima foto lo immortalava in compagnia di un trolley e della propria fidanzata nell’aeroporto di Madrid. Passeggero tra passeggeri, come impone la retorica grillina dell’uno vale uno.

Nel mondo non se lo fila proprio nessuno

Una propaganda buona per i tempi di pace, ma persino controproducente  quando sibilano venti di guerra. Apposta Lucia Annunziata, dalle colonne del suo Huffington Post, ha tuonato che non possiamo permetterci il lusso di un «ministro degli Esteri part-time». Un lisciabbusso in piena regola seguito all’esclusione della Farnesina dal giro di telefonate fatte da Mike Pompeo un minuto prima che un drone Usa incenerisse il generale iraniano Qasim Soleimani. Certo, dispiace. Non per Di Maio. Per l’Italia. Ma potevamo aspettarci altro dopo che il bis-Conte ha piazzato in uno dei dicasteri più delicati un giovanotto senza esperienza? Davvero no. Anzi, in fondo ce lo meritiamo.

Di Maio è un vero gaffeur

Da noi la politica estera è stata sempre materia per iniziati. E quindi nessuno ha fatto caso che proprio su quella poltrona andava a sedersi uno che si era rivolto al leader cinese Xi Jinping con un affettuoso «Mr. Ping», che aveva confuso il Cile con il Venezuela, che aveva tifato per Maduro e che si era fatto immortalare a fianco dell’estremista francese Christophe Chalencon proprio mentre i suoi Gilet Gialli mettevano a ferro e a fuoco Parigi gridando «Morte a Macron». Insomma, oltre a le phisique du role, come dicono i francesi, a Di Maio difetta proprio il backroundcome dicono gli inglesi. Anche se è soprattutto come glielo diranno gli italiani a preoccupare, e giustamente, il nostro improbabile ministro degli Esteri.

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C'è un commento:

  1. Gianni53 ha detto:

    Sbagliate, perché è dannoso

di Marzio Dalla Casta - 8 Gennaio 2020