Di Maio si dimette, ma non da ministro. Lunedì, dopo le regionali, se ne andranno tutti a casa
Invece di andarsene da ministro, Luigi Di Maio ha compiuto il gesto peggiore per il suo movimento. A pochissime ore dalle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, i Cinquestelle vanno a gambe all’aria perché il loro capo si dimette dalla guida del “non partito”. In fondo, era diventato un “non capo”.
Tanti applausi, come ai funerali. E nel discorso “liberatorio” ha avuto persino il coraggio di rivendicare le azioni di governo. Che poi, nel Conte 1 e nel Conte 2 sono le stesse che hanno fatto precipitare le quotazioni dei grillini nel borsino dei sondaggi elettorali. In sostanza, Luigi di Maio ha capito la malaparata alle regionali di domenica prossima e se l’è svignata. Che pena.
La povertà ha abolito Di Maio
E’ finita che la povertà ha abolito Di Maio. Perché quei tanti italiani a cui rinfaccia il reddito di cittadinanza non hanno più fiducia in lui e nei Cinquestelle. Però continua a restare alla Farnesina. Il suo discorso di addio – o di arrivederci secondo alcuni – dovrebbe essere tradotto per far capire al mondo come il trasformismo continui a regnare anche travestendosi di nuovissimo.
E’ inutile continuare con questa farsa che rende sempre più poco credibile il governo del paese.
Vorrei chiedere agli attuali governanti; quale credito ha,ballo stato attuale, la politica portata avanti dai partiti facenti parte della coalizione di governo?
Quanti e quali provvedimenti sono stati approvati e realizzati per migliorare le condizioni dei cittadini?
Quello che mi ha dato fastidio è la subalternità ai signori paesi Francia e Germania.
Questo è dipeso dalla mancanza di comuni intenti a livello governativo.
Anche se perderanno in Emilia, si spera, non molleranno le poltrone e il malloppo, ci sono troppi interessi in ballo contro il popolino bue (oggi detto sardine) e poi devono “rieducare” chi non la pensa come loro.
Veramente si applaude a teatro….Non ai funerali: moda idiota italiana!
“La guerra continua”. Furono le prime parole di Badoglio , quando nel luglio del 1943 divenne Capo del Governo. Lui le disse in entrata, Gigino in uscita, comunque ben saldo agli Esteri. Allora bisognava rassicurare i tedeschi, oggi si sono aggiunti i filo tedeshi europei e i francesi, ma sempre li con il cappello in mano ai piedi del Pilato di turno: “Il Governo continua” e penso proprio che continuerà finchè avrà mezzo voto di maggioranza. Badoglio nel 1944, a Salerno, pur di stare in sella imbarcò anche Togliatti, come vice, che si affrettò a far riconoscere l’ Unione Sovietica. Se ne andò solo perché lo buttarono fuori gli Alleati, che si erano rotti le scatole di un incapace rompiscatole. Oggi purtroppo gli “Alleati” sappiamo bene chi sono , per cui “ Il Re è “morto”..lunga vita al Re”.