Di Maio squittisce: “Peace & Love, non manderemo militari in Libia”. Ma siamo sicuri?
La pace in Libia ce l’auguriamo tutti, come altrove. Anche perché l’Italia potrebbe avere danni enormi da un radicalizzarsi del conflitto. E con questo governo, i clandestini invaderebbero il nostro Paese a centinaia di migliaia. Ma non basta fare appelli buonisti alla pace e al cessate il fuoco, bisogna agire. Nell’ambito della crisi libica, “l’Italia non intende intervenire militarmente nel conflitto e continua ad aderire con rigore all’embargo sulle armi”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel corso della sua informativa al Senato. “Ogni inasprimento sul terreno favorisce solo gli interessi di attori esterni, le cui agende differiscono dalle nostre e che non hanno a cuore le stesse nostre esigenze di sicurezza”, ha aggiunto Di Maio, sottolineando che “è fondamentale cercare di mantenere il cessate il fuoco e riportare la crisi libica su un binario politico”. Quanto all’embargo sulle armi, solo Di Maio ci crede. Ci sono liberi e in vendita gli arsenali di Gheddafi e dei sovietici, in Libia.
Di Maio passa la palla alla Ue: ci vadano loro…
Di Maio ha preseguito: “L’Unione europea, anche su impulso italiano, ha avviato una riflessione per una missione europea di monitoraggio del cessate il fuoco, naturalmente su espressa richiesta dei libici e in un quadro di legalità internazionale sancito dalle Nazioni Unite”. Aria fritta, come si vede. Una missione europea, ha aggiunto, “sarebbe un passo importante per fermare le interferenze esterne, impedire il massacro di civili e dare all’Ue un ruolo di primo piano nella crisi libica”. Di Maio però si rende conto delle storture presenti in Libia. La contrapposizione “è aggravata dalle interferenze di attori internazionali e regionali esterni, a sostegno dell’una o dell’altra parte”. “Da conflitto interno – ha aggiunto -la crisi libica si è trasformata in guerra per procura”. “In questo contesto – ha proseguito il ministro – si collocano i due accordi tra Libia e Turchia in materia di delimitazione marittima e sicurezza e la decisione del Parlamento turco di autorizzare l’invio di propri militari. Iniziative che abbiamo denunciato per gli effetti negativi che hanno avuto su uno scenario già fortemente polarizzato. Al contempo, abbiamo stigmatizzato tutte le forme di ingerenza esterna nel Paese”, ha concluso Di Maio.
Gasparri: Di Maio e il nostro governo sono confusi
Sulla crisi libica interviene nuovamente il senatore Maurizio Gasparri. “Il ministro Guerini, nell’audizione presso le Commissioni difesa di Camera e Senato, ha esposto con realismo il quadro internazionale. Ma al di là delle sue apprezzabili parole, resta una grande preoccupazione per la diversa qualità del nostro importante impegno militare nelle missioni di pace. Una presenza apprezzata e importante, e la irrilevanza del nostro Governo sullo scenario internazionale. La presenza dei militari se non ha alle spalle una rilevanza politica adeguata viene esposta a maggiori rischi”. Prosegue Gasparri: “Ancora di più se il Governo agisce in maniera goffa e confusa, creando equivoci, tensioni e confusione, come è accaduto sulla Libia. Per quanto riguarda la Libia poi, Guerini ha ipotizzato un maggiore impegno italiano nel quadro delle decisioni internazionali. Una eventualità sempre più forte”.
“Ma ci chiediamo, avendo sempre sostenuto le missioni militari all’estero, come si possa conciliarle un impegno maggiore italiano, in uno scenario così delicato come quello libico, con un’azione di Governo così inadeguata. Con le recenti figuracce di Conte e la figura ridicola del ministro degli Esteri Di Maio”. “Gli sforzi di Guerini sono apprezzabili. Ma il Governo di cui fa parte – conclude – non appare adeguato a tutelare gli interessi e le strategie italiane. Apprezzamento quindi alle Forze Armate e alla qualità del loro impegno. Profonda sfiducia nei confronti di un esecutivo che, soprattutto con la coppia Conte-Di Maio, non appare in grado di affrontare una stagione così impegnativa e difficile negli scenari internazionali e in quelli libico-mediterranei in particolare”.
Ankara conferma: resteremo in Libia ad “addestrare”
I militari turchi resteranno in Libia e avranno ”un ruolo attivo nell’addestramento militare” delle forze locali, oltre che di ”collaborazione” con le autorità. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, annunciando che Ankara intende creare ”in Libia un Ufficio per la cooperazione di difesa e sicurezza”. ”La Libia è un Paese a noi vicino ed è fuori discussione rimanere indifferenti mentre ci sono altri Paesi, come gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e l’Arabia Saudita, che sono presenti. Pertanto, la domanda sul perché siamo lì non ha senso”, ha affermato Akar durante un incontro ad Ankara. ”Non pensiamo che altre forze vorranno affrontare le forze turche sul campo in Libia”, ha minacciato.
E il governo-fantoccio di Serraj fa la voce grossa
Ringalluzziti da queste parole, anche l debole governo di Serraj fa la voce grossa. Il comandante delle operazioni per la regione occidentale della Libia, il generale Osama Juwaili, ha parlato chiaro. Le sue forze, sotto il comandato del governo di accordo nazionale, sono impegnate nel rispetto del cessate il fuoco, ma anche a respingere qualsiasi attacco proveniente dagli uomini del generale Khalifa Haftar. Parlando all’emittente al-Rasmiya Tv, Juwaili ha detto che la tregua sarà nulla se continueranno le violazioni commesse dall’autoproclamato Esercito nazionale libico. Intanto il comandante del fronte al-Gawiya, il colonnello Mohammed Al-Ayeb, ha detto all’emittente Alahrar che sono state documentate violazioni del cessate il fuoco sulla linea di Garabulli e al-Gawiya.
Da buon italiano sono fiero del ministro Di Maio. Finalmente cé´un meticcio al ministero degli esteri. È lÍtalia che cambia…..
Di Maio, ma quando te ne vai, sei insopportabile, la tua presenza offende gli Italiani e l’Italia intera, sembri una marionetta che cammina con le braccia a penzoloni. Non 6 neanche in grado di gestire le tue braccia come pensi di gestire un paese…………..