
Duro sfogo di Paragone: non ci sto. E passa alle carte bollate: “Sarete condannati a chiedermi scusa” (Video)
Il M5S ne ha di rogne da risolvere. Ma tra rendicontazioni e morosi. Strappi e esodi. Epurati e dissidenti, lo scontro tra Gianluigi Paragone e gli ex colleghi pentastellati si fa incandescente. E prosegue a colpi di carte bollate. Il senatore espulso a Capodanno, ha presentato ricorso contro il provvedimento disciplinare che lo ha estromesso dal Movimento fondato da Beppe Grillo. «Ho conferito il mandato al mio avvocato, Eugenio Piccolo – dice il giornalista all’Adnkronos -. E Lorenzo Borrè (legale “storico” degli espulsi pentastellati ndr.) ci darà una mano molto volentieri. Ho fatto il ricorso davanti al collegio dei garanti. Poi, se dovesse venire rifiutato, a quel punto impugnerò l’espulsione davanti al giudice ordinario chiedendo una procedura d’urgenza».
Paragone passa alla carte: e arruola l’avvocato degli espulsi
Tutta colpa di Di Maio? Intanto dai vertice tutto tace…
Insomma, mentre lui continua a parlare e a denunciare dissenso sulle scelte operate dal Movimento, compreso quella di estrometterlo, l’establishment tace. Tanto è vero che il senatore dice di non aver avuto contratti nemmeno con Grillo e Davide Casaleggio. E dopo aver sottolineato come, a suo parere, «Davide non c’entri nulla in tutta questa storia». Rincara la dose e rilancia: «Perché non chiediamo agli iscritti cosa pensano della mia espulsione?», domanda retoricamente il parlamentare lombardo. Il quale ritiene che il suo allontanamento dal M5S sia stato un atto arbitrario: «Oggi vale il codice pomiglianese»… Tanto per ribadire come la pensa in merito a una presunta responsabilità di Di Maio sulla vicenda che lo vede coinvolto in prima persona. E con la forza della convinzione di stare nel giusto, e carte alla mano, dunque, Paragone si appella al codice etico del Movimento.
Paragone si appella al codice etico del Movimento
«Dà ragione a me, è lì che vinco. Il codice obbliga gli eletti a rispettare il programma e ad astenersi da qualsivoglia atto che ne impedisca la realizzazione». Per quanto riguarda la fiducia, come noto negata da Paragone al governo, in base al codice etico, ricorda a chi se lo fosse dimenticato, «i parlamentari grillini sono tenuti a votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del Consiglio dei ministri espressione del Movimento 5 Stelle». E qui Paragone obietta: «Conte non è espressione del M5S. È stato indicato dal Movimento, ma non è espressione del Movimento. Del resto uno che vuole il Tav in Val di Susa non può essere espressione del M5S». Per questo, e per molto altro quindi, al collegio dei garanti pentastellati Paragone chiede «il reintegro». «Se dovessero negarmelo, aggiunge poi eloquentemente, vedrò cosa fare»… E chiosa in un video postato su Youtube e riportato in basso: «Sarete condannati a chiedermi scusa».