Elisabetta Gardini e la politica: «Le battaglie vanno fatte insieme, altrimenti si perde»
Elisabetta Gardini inizia a muovere i primi passi nel mondo artistico frequentando la “Bottega teatrale di Firenze” dove viene scelta personalmente da Vittorio Gassman. Debutta con Giorgio Albertazzi nel ruolo di Frida dell’Enrico IV di Pirandello. Durante il suo lungo cammino, soprattutto su Rai 1, ha condotto Cartoni magici, Domenica in, Italia Sera (con Piero Badaloni).
Ha presentato con Pippo Baudo il Festival di Sanremo (1984), ha inaugurato Unomattina (1986/87), ha impersonato il testimonial ideale del Giffoni Film Festival (1988/89/90/91), ha sorretto il traino al TG1 delle 13:30 animandoPiacere Raiuno (1991), ha raggiunto l’ambito traguardo del sabato sera con Europa Europa (1988/1989/1990), ha per la prima volta sperimentato la seconda e la terza serata della RAI con Caffè italiano (1992/93), ha inaugurato il Concerto di Natale in Vaticano(1993) e ha portato a oltre sei milioni la platea di Donne al bivio (1999/2000).
Il record di spettatori della Gardini
Nel 1998 ha superato i dieci milioni di spettatori, record assoluto per una fiction, interpretando la dottoressa Laura Andrei, la protagonista di Una donna per amico (1998/1999/2000), sempre su Rai 1. Ha lavorato anche per Rai 2 come conduttrice per Serata d’onoree per Profondo Giallo, attrice per Un caso di coscienza. È uno dei personaggi più popolari della TV. Nel 1994 intercetta la politica con il Patto per l’Italia guidato da MarioSegni.
Sulla scia del gradimento che gli italiani le riconoscono, Silvio Berlusconi la nomina portavoce nazionale di Forza Italia. Alle Regionali del 2005 viene eletta consigliere regionale in Veneto e alle elezioni politiche del 2006 alla Camera dei Deputati. Dal 2008 al 2019 è membro del Parlamento Europeo dove ricopre per il partito il ruolo di Capogruppo. Il 17 aprile 2019 entra a far parte di Fratelli d’Italia, partito nel quale vede riconosciuti i valori e i principi che l’hanno spinta a intraprendere il percorso politico.
Su proposta dell’onorevole Raffaele Fitto,entra nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Oggi è componente dell’Esecutivo Nazionale di Fratelli d’Italia e Commissario per la Costituente di Padova e provincia.
Elisabetta Gardini, ha amato di più il teatro, la tv oppure la politica?
«Il teatro è stato il mio primo amore mentre la politica è stata una scelta obbligata. Quando ho avuto modo di capire come funzionassero le cose in Italia mi sono resa conto che andavano cambiate. Sono iniziate quindi le mie battaglie ‘in solitaria’ in Rai denunciando lo spreco di danaro pubblico e rilasciando delle interviste dove trattavo la questione specifica documentandola e circostanziandola. Il risultato? Mi sono vista recapitare un telegramma con il quale l’azienda rompeva il mio contratto d’esclusiva. Ho capito che le battaglie vanno fatte insieme e non da soli perché il sistema ti distrugge. Da qui ho iniziato a guardare alla politica con occhi diversi considerandola il luogo dove battersi per i propri ideali. La tv e il teatro rimangono invece amori che non escludo la vita in futuro mi riproporrà».
Cosa l’ha spinta a entrare in politica?
«Interrotto il rapporto con la RAI tornai al teatro e alle fiction. Continuavo però a sentire dentro di me la tensione morale e la responsabilità verso i nostri figli di contribuire al cambiamento del nostro Paese. Fu così che alle politiche del 1994, impegnando mie risorse personali, accettai la candidatura che Mario Segni mi offrì nel collegio uninominale di Padova, la mia città. Lo feci sicura che questo non avrebbe cambiato la mia vita, ma così non fu».
Cosa manca a questa Nazione per decollare?
«Nel 1994 avevamo creduto in un cambiamento che non è mai arrivato. Abbiamo bisogno di un Paese con meno burocrazia, meno tasse e una giustizia più snella. Gli italiani, popolo con la più alta attitudine a fare impresa, sono costretti ad operare nel contesto ad essa più ostile. La politica odierna sta costringendo le imprese a chiudere o a delocalizzare dove burocrazia, tasse, giustizia e legislazione sono più favorevoli. Dobbiamo in definitiva ripristinare l’etica del merito perché la mediocrità sta distruggendo questo Paese».
Le piacerebbe ritornare a fare televisione?
«Mai dire mai. Bisogna seguire il flusso che la vita ci offre. Non ho mai fatto programmi perché credo profondamente che la vita abbia più fantasia di noi».
Crede in Dio?
«Assolutamente sì! Sono cresciuta in una famiglia cattolica, la fede mi ha dato libertà e senso di benessere. Non riesco a pensare ad una vita senza Dio! Oggi viviamo in una società che relega le religioni in un angolo. Il pensiero dominante dipinge la religione come una malattia infantile che con la crescita verrà superata. La nostra società occidentale, ritenendosi adulta, pensa di aver superato le malattie infantili e con esse la religione. Le nostre radici, specialmente quelle spirituali e religiose che l’illuminismo ha tentato di spazzar via, non vanno quindi dimenticate. L’uomo che, negando l’esistenza di Dio, vuole prenderne il posto genera solo mostri e conflitti».