Fuga dal M5S: il Movimento allo sfascio perde altri 2 senatori. E credibilità di fronte agli elettori
Fuga dal M5S. Non c’è pace per il Movimento che oggi perde altri 2 senatori: Luigi Di Marzio e Lello Ciampolillo. Una diaspora continua, quella dei parlamentari grillini, che riflette una costante emorragia di consensi tra gli ex elettori pentastellati. Il cuore pulsante del Movimento è in fibrillazione: dalla base in su, la rivolta frondista nasce dal dissenso su una gestione definita «verticistica e oligarchica» perseguita dai vertici.
Fuga dal M5S: il Movimento perde altri 2 senatori. Ancora
Conti alla mano, dall’inizio di questa legislatura e fin qui i 5S hanno già perso e depennato dalle loro liste 9 parlamentari. Comprese le ultime due fuoriuscite odierne. E considerando lo strappo con Paragone e la sua espulsione seguita ad altre, come il pugno duro ostentato da Di Maio sulla vexata quaestio di romborsi e rendicontazioni, davvero come twittava qualche esponente grillino giorni fa, è possibile che «ne resterà solo uno»… Una situazione in progressiva flessione negativa che di certo non giova alla tenuta di una maggioranza a Palazzo Madama, così come alla blindatura di un governo che assottiglia sempre di più le fila dei suoi arruolati… ma tant’è: e come scrive Il giornale sul suo sito in queste ore, mentre Di Marzio, «dirigente medico molisano andrà nel gruppo Misto». Mentre «il barese Ciampolillo dovrebbe essere il prossimo espulso in quanto non ha nessuna intenzione di restituire la parte di stipendio che aveva promesso di elargire e già da molto tempo si è schierato contro le decisioni dei vertici pentastellati».
Quel dubbio su Patuanelli adombrato da “Repubblica” e “Giornale”…
Per non parlare del fatto che, tra dubbi e smentite, anche la senatrice laziale Marinella Pacifico era stata data come in procinto di passare alla Lega. Salvo rettifiche e smentite dell’ultimo minuto con la parlamentare che, richiama all’ordine, ha addirittura dichiarato di «non averci mai pensato». Dunque, provando un po’ a tirare le somme e ad analizzare i motivi del dissenso e della fuga dal M5S, la Repubblica, ripresa da Il Giornale, adombrano la possibilità secondo cui «da quando l’ex capogruppo Stefano Patuanelli è diventato ministro, il Movimento ha iniziato a perdere i pezzi. E finora nessuno è riuscito a frenare questo andamento. Lo stesso leader Luigi Di Maio ci ha provato ma senza successo. Anche perché gli stessi grillini sono divisi su molte questioni, a partire dall’immigrazione».
Il dissenso intorno al tema dell’immigrazione. E ai decreti sicurezza
Già, l’immigrazione. A riguardo sembra crescere all’interno del Movimento la tentazione dei grillini (e la richiesta) di voler cambiare. Stravolgere. Depennare con un colpo di spugna i decreti sicurezza di Matteo Salvini. Che, stando alla vulgata parlamentare, molti fra i 5S non vorrebbero semplicemente limitarsi a modificare in base alle indicazioni del presidente Mattarella, ma decisamente riformulare. A partire dalla loro abrogazione ( o da qualcosa di molto simile)… Tanto che, come riporta sempre il sito del quotidiano diretto da Sallusti, «l’europarlamentare Laura Ferrara ha curato il programma del M5S sulla questione e ha ribadito che il modo migliore per offrire sicurezza, dignità e inclusione sociale è realizzare un’accoglienza diffusa in piccoli centri. Che si possono gestire in modo più semplice. E ha poi sottolineato che occorre potenziare la rete degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)». Mentre «Ignazio Corrao, un altro europarlamentare grillino, ha evidenziato che bisogna discutere sul tema dell’accoglienza e sedersi attorno a un tavolo senza fare propaganda». E a buon intenditor, poche parole…
Regna il caos: il M5s sembra ormai davvero allo sfascio
E se non bastassero lotte intestine, frondiste e litigi a far volare gli stracci all’interno dello schieramento nazionale dei grillini, oggi si aggiungono anche le vicissitudini regionali ad agitare le acque della tempesta movimentista. L’ultimo caso infatti investe gli attivisti 5S calabresi che, tanto per vivacizzare una situazione già parecchio incandescente, hanno chiesto la testa di Nicola Morra, esponente di spicco del M5S. Oltre che, come noto, presidente della commissione parlamentare Antimafia. come ricostruito sempre da Il Giornale, infatti, «il senatore 5 stelle, nei giorni scorsi, si è scagliato duramente contro Francesco Aiello, candidato proprio per il Movimento 5 Stelle alla presidenza della regione Calabria. Il motivo? Aiello annovera tra i suoi parenti un cugino di primo grado, deceduto nel 2014 nell’ambito della sanguinosa faida mafiosa del Reventino». Ce ne è di che discutere. Appellarsi allo statuto. Convocare consultazioni sulla piattaforma Rousseau. E intanto il movimento continua però a perdere pezzi. E credibilità…
Non vi fidate………….saranno sempre pronti a dare la fiducia per interesse personale, non molleranno lo scranno e poi c’è sempre il richiamo della foresta maxista-leninista; Lenin lo disse molte volte che saranno i liberali capitalisti che fabbricheranno la corda con cui noi li impiccheremo !
Sono al parlamento per riscuotere solo gli stipendi . Il movimento è finito lo stesso giorno che Beppe Grillo ha nominato capo politico un’incapace al 100%.