Hanno Ferrari e ville da nababbi, sono mafiosi e boss dell’ndrangheta: percepivano tutti il Reddito di cittadinanza
Avevano chiesto il sussidio del Reddito di cittadinanza pur avendo Ferrari parcheggiate nel garage annesso alle loro sontuose ville. Compilato i moduli per il Reddito di cittadinanza sviando i controlli di rito su fedine penali e carichi pendenti con la giustizia su sospetti o accuse di affiliazioni a cosche. E alla fine avevano ottenuto il sussidio statale. Ora 237 persone, tutte residenti nella Locride, non sono passate al vaglio di un più attendo lavoro di monitoraggio. E sono state stanate dalla Guardia di Finanza. Tra loro figurerebbero due detenuti per associazione mafiosa e una famiglia in odore di ’ndrangheta
La Gdf stana 237 “furbetti” del Reddito di cittadinanza
Un accurato lavoro controllo e analisi svolto dalla Guardia di Finanza ha permesso di individuare dunque ben 237 persone, tutte residenti nella Locride, che da aprile a dicembre del 2019 avevano richiesto il Reddito di cittadinanza senza averne i requisiti. I “furbetti” avrebbero falsificato i dati relativi alle Dichiarazioni sostitutive uniche, omettendo di indicare i componenti del nucleo familiare. Fra i casi monitorati dalle Fiamme Gialle, due riguardano persone detenute per associazione mafiosa e una famiglia riconducibile a una cosca dell’ndranghetistica. Ma fra i soggetti individuati c’è anche chi possedeva ville e auto di lusso, fra cui una Ferrari.
Lucaselli (FDI): l’inchiesta di Locri conferma i nostri allarmi
«L’inchiesta di Locri che ha coinvolto oltre 200 persone – dichiara a riguardo la deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli – purtroppo conferma i nostri allarmi su quello che sarebbe stato il reddito di cittadinanza. Non solo l’ingranaggio di ingresso nel mondo del lavoro non è mai partito ma, al contrario, il beneficio è entrato nel tritacarne nel malcostume». Non solo. «Ormai – prosegue l’esponente di FdI – non si contano più i casi di malviventi della peggior stregua che ne hanno usufruito, creando così un messaggio mortificante verso chi lavora duramente, spesso con un ritorno economico insufficiente. La reazione dello Stato non è mancata, grazie a Forze dell’Ordine e inquirenti. Ma è lampante la malriuscita di un’operazione autenticamente assistenziale, condotta ignorando le aspettative delle imprese».