Hitler progettò di rapire papa Pio XII. Lo scrisse Goebbels. Il blitz raccontato nel libro “Il Vaticano nella tormenta”
Hitler voleva rapire il Papa e il Vaticano era pronto a difenderlo, ma senza usare le armi. È quanto emerge dall’Archivio della Gendarmeria Pontificia, scandagliato dal medico, storico e scrittore Cesare Catananti, già direttore del policlinico Gemelli di Roma. L’autore dalle rivelazioni ha tratto il volume Vaticano nella tormenta, pubblicato dalle Edizioni San Paolo. “Proprio così – racconta Catananti – Hitler voleva davvero rapire Pio XII, come risulta dai diari di Joseph Goebbels, il ministro della Propaganda del Terzo Reich.
Il piano di Hitler raccontato da Goebbels
Goebbels riferisce di un incontro con Hitler il giorno successivo alla caduta di Mussolini, il 26 luglio. E quella stessa sera Hitler disse: “Ora basta! Dobbiamo invadere il Vaticano e prendere il Papa e arrestare anche il Re d’Italia”. E successivamente Karl Wolff, il capo delle Ss in Italia, dichiarò che Hitler lo aveva chiamato per preparare un’organizzazione che invadesse il Vaticano e prendesse il Pontefice”. Non è chiaro poi perché il progetto non si concretizzò.
Ma come avrebbe reagito, in quel caso, Pio XII? “Dagli Archivi risulta un piano di difesa del Papa che ha dell’incredibile: c’è per la prima volta una documentazione dettagliata su come organizzare la difesa del Santo Padre. C’è scritto che è proibito l’uso delle armi, al massimo si possono usare gli idranti dei vigili del fuoco… E comunque, bisognerà esercitare una difesa passiva ma energica, con un piano di progressivo arretramento verso il Palazzo Apostolico, dove alla fine la guardia nobile si sarebbe dovuta mettere attorno al Papa, per proteggere la sua sacra persona fino al loro spargimento di sangue”.
Quanto durò la “tormenta” descritta nel suo libro? “Imperversò per almeno quattro anni, tra il 1940 e il 1944 – spiega Catananti – ovvero dall’ingresso in guerra dell’Italia fino alla Liberazione di Roma. Il Vaticano era, come è tuttora, una enclave dentro Roma. E a un certo punto, dal 1943 in poi dopo la caduta di Mussolini, confinava direttamente con il Terzo Reich. Era già un polo di interesse per i fascisti, in quanto era forte il dubbio che la Segreteria di Stato vaticana appoggiasse gli alleati. Anche i tedeschi lo sapevano e dunque il Vaticano era sotto un doppio fuoco: fascista e nazista”.
Dagli archivi, come emerge la figura di Pio XII e il suo impegno, o disimpegno, nei confronti degli ebrei avviati nei campi di concentramento nazisti e destinati all’Olocausto? “La questione di Pio XII rimarrà probabilmente aperta ancora per lungo tempo – spiega Catananti -. Certamente, chi voleva ascoltare dal Papa del tempo parole chiare e nette contro il nazismo, non le ascoltò”. Ma “Pio XII preferì tacere e agire. Dagli atti della Gendarmeria non c’è ombra di dubbio che l’opera di salvataggio che fece per assistere tanti ebrei è assolutamente dimostrata. Così come l’asilo ai militari scappati dai campi di prigionia e, dopo la Liberazione di Roma, anche ai militari tedeschi. A un certo punto, in Vaticano c’erano militari alleati e militari tedeschi, ospitati nella caserma della Gendarmeria, posti tutti sotto la protezione del Papa”.
è vero era stato ordinato al generale Wolf che però si rifiutò e , anche per questo, fu assolto a norimberga.
certo quel Papa aveva definito Mussolini ” uomo della provvidenza” era sicuramente meglio di quello odierno che fa politica a favore degli immigrati irregolari musulmani e si disinteressa dei cristiani uccisi, torturati e perseguitati per ragioni religiose